Il campione europeo dei 10mila metri racconta la fatica dell’integrazione

“La mia determinazione nasce dal fatto che mi sono dovuto conquistare tutto: un tetto, un letto, uno spazio. Ho avuto la fortuna di essere stato adottato in Italia, con fratelli, sorelle, cugini, nove in tutto, anche se una è mancata, dai Crippa, che non ci hanno mai fatto mancare niente, l’essenziale c’era, il resto no”. Yeman (abbreviativo di Yemanebe rhan) Crippa, è il campione europeo dei 10.000 metri. E la sua storia è un manifesto politico. Lo intervista La Repubblica. E’ una storia di integrazione vincente: dall’Etiopia all’Italia, ringraziando la semplicità, persino la privazione del lusso: “Nello sport aiuta – dice lui – Niente giochi, né scarpe costose, ci passavamo i vestiti, roba riciclata, giocattoli zero, si scendeva al bar e papà Roberto è stato subito chiaro: si tifa Inter. Quando quello che hanno gli altri per te è un miraggio, ti impegni ad ottenerlo, a non darlo per scontato. Tutti noi siamo indipendenti, ognuno con una propria casa. Lo ripeto: sono stato fortunato”.(

Yeman ha perso i genitori a cinque anni. “E ho solo brutti ricordi, dell’orfanotrofio, di quando i parenti ci hanno detto torniamo a prendervi e invece non si è più visto nessuno. I miei sono morti di una malattia infettiva. Sono tornato a vedere i miei luoghi, mi ricordavo molto piccolo, a giocare a nascondino per strada, tutto attorno a me era grande, ora le dimensioni sono cambiate. Quando torni alle tue origini hai il cuore che ti scoppia di emozioni, una volta lì, ti accorgi che non senti niente di particolare, il sangue è spento, ormai anche con i sentimenti sei da un’altra parte. Quando vado ad allenarmi in Kenya vedo i bambini piccoli che sono in strada e lì misuro la differenza con l’Europa dove uno di 5 anni, da solo in piazza, non lo trovi”. “Se l’Italia diventa più multiculturale è un bene, anche se non so per chi votare – continua Crippa – Ho iniziato con il calcio, da centrocampista, ma a correre ero solo io, i miei miti erano Eto’o e Stankovic, era il periodo in cui piangevo se l’Inter perdeva. Nel 2014 ho seguito gli Europei, ho visto la quattrocentista Grenot e il mezzofondista inglese Mo Farah, la voglia mi è venuta così”. Ora dice che proverà la maratona – l’anno scorso ha stupito nella mezza a Napoli – e va un po’ controcorrente anche sulle superscarpe tecnologiche: “Ho visto troppi amici migliorare in maniera pazzesca. Va bene il progresso, ma cerchiamo di stare nei limiti”.

Foto di Gabriele Tirelli

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