da Asemblea Veneta
In Europa c’è una grave emergenza in tema di libertà fondamentali e diritti civili. In una società che si presenta al mondo come civile e democratica, quella spagnola, vi sono prigionieri politici che non possono fare valere le proprie ragioni e si trovano nell’oggettiva impossibilità di avere giustizia e riconquistare la propria libertà.
Da oltre 500 giorni, infatti, alcuni esponenti del mondo politico e culturale catalano sono detenuti a causa delle loro idee, mentre altri sono stati costretti a prendere la strada dell’esilio. Già due ordinamenti giudiziari europei, quello belga e quello tedesco, hanno riconosciuto l’infondatezza delle accuse a carico dei cittadini catalani, che secondo la stessa legislazione della Spagna non potrebbero essere considerati criminali. Tutto questo, però, non ha posto fine alla repressione.
Nei fatti, la classe politica spagnola sta processando i suoi oppositori, ignorando perfino le garanzie del proprio ordinamento. Quanti si sono impegnati per individuare un percorso pacifico e democratico che consentisse alla comunità della Catalogna di decidere sul suo futuro si trovano privati della libertà, senza mai avere violato la legge. L’accusa di ribellione loro rivolta, infatti, implica quel ricorso alla violenza che Oriol Junqueras, Carme Forcadell, Jordi Sanchez, Jordi Cuixart e ogni altro catalano detenuto hanno sempre considerato inaccettabile.
Il Tribunale Supremo che sta processando i cittadini catalani è composto da magistrati nominati dal Re su proposta del Consiglio Generale del Potere Giudiziario, che a sua volta è composto di venti membri, eletti dalle due camere. È evidente, in sostanza, come le magistrature collocate al vertice del sistema giudiziario spagnolo siano di nomina politica e, di conseguenza, nel loro operato rispondano a logiche di schieramento.
La sostanza del processo che ha luogo a Madrid è che una parte politica ha imprigionato un’altra parte, violando ogni diritto e negando ogni libertà di espressione. Quanti stanno seguendo il processo si rendono conto che la sentenza è già stata scritta dai partiti nazionalisti spagnoli, che giudicano criminali tutte le iniziative politiche o culturali orientate a modificare l’assetto unitario del paese.
L’Europa sta ignorando quanto avviene a Madrid. Le lettere che i prigionieri politici hanno inviato ai governanti dei ventotto paesi che compongono l’Unione (Italia inclusa) non hanno avuto risposta. Il potere di Bruxelles ha scelto di stare con chi reprime e contro chi si batte per i propri ideali, con chi imprigiona e contro quanti sono detenuti.
Il presente appello intende richiamare l’attenzione sul fatto che la negazione dei diritti dei cittadini catalani ci riguarda. Per questo i sottoscrittori di tale testo invitano tutti a venire in Campo Manin a Venezia, il 25 aprile alle ore 11.30, per esprimere solidarietà a quanti sono privati della libertà a causa delle loro idee e devono fare i conti con metodi inquisitori inammissibili nell’Europa del Terzo Millennio.
È necessario che quanti credono nel diritto, nella libertà di espressione e nel pluralismo denuncino il comportamento vergognoso dello Stato spagnolo e facciano sentire ai prigionieri catalani che c’è chi sta al loro fianco.
A Venezia, nel giorno di San Marco e della fine del dominio nazifascista, ci si ritroverà per dire che un’altra Europa è possibile: più plurale, più rispettosa delle idee di tutti, più aperta al confronto e capace di rispettare le aspirazioni di ognuno.
Primi firmatari
Renzo Fogliata, avvocato penalista e presidente di Asenblèa Veneta
Luigi Bacialli, giornalista
Marco Bassani, professore di storia delle dottrine politiche all’Università di Milano
David Borrelli, euro-parlamentare Gruppo Misto
Lorenzo Bracalini, giornalista de “il Giornale”
Roberto Brazzale, avvocato e imprenditore
Daniele Capezzone, già parlamentare e ora commentatore politico
Dario Caroniti, professore di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Messina
Luciano Caveri, giornalista e già parlamentare dell’Union Valdôtaine
Alvise Costantini, imprenditore
Andrea Favaro, professore di Filosofia del Diritto all’Università di Diritto Canonico Pio X di Venezia
Flavio Felice, professore di Storia delle Dottrine Politiche all’Università del Molise
Roberto Festa, professore di Filosofia della scienza e logica all’Università di Trieste
Michele Fiorini, avvocato
Eleonora Forenza, parlamentare europeo di Rifondazione Comunista
Oscar Giannino, giornalista e già fondatore di “Fare per fermare il declino”
Rafael Hidalgo, conduttore radio Catalunya-Italia
Carlo Lottieri, professore di filosofia del diritto all’Università di Verona
Davide Lovat, saggista e direttore della rivista “Veneto Vogue”
Vito Monaco, direttore testata giornalistica di Canale Italia
Patrizio Rigobon, catalanista dell’Università di Venezia
Simonetta Rubinato, già parlamentare del Partito Democratico
Riccardo Szumski, medico e sindaco di Santa Lucia di Piave (TV)
Alessandro Trentin, imprenditore
Adriano Teso, imprenditore e già sottosegretario di Stato
Massimo Vidori, dirigente d’azienda