I piccoli Stati sono meglio delle accozzaglie nazionali

di ANDREA TURATI – Lo aveva detto non molto tempo fa, tra un referendum scozzese e un plebiscito catalano, uno studio di Credit Suisse. Meglio rispolverarlo alla vigilia del referendum che il Veneto sta preparando per consultare i propri cittadini su una maggiore autonomia.

La stessa Brexit non ha fatto venir giù né il mondo né la Gran Bretagna. Anzi, le Borse hanno guadagnato e i tassi Fed sono persino cresciuti.

L’ultima pubblicazione “Il successo dei piccoli Stati”, edito dal Credit Suisse Research Institute dimostra infatti che l’indipendenza da catafalchi centrali, fa bene a tutti. Gli stati piccoli e indipendenti hanno più successo degli altri. Il trend è in evoluzione, la formazione di piccole realtà è nell’ordine delle cose: dal 1945 ad oggi i membri dell’ONU sono cresciuti  da 50 a 193. Ma per  due terzi si tratta di realtà al di sotto di 10 milioni di cittadini. Come avere 150 Lombardie sedute all’Onu.piccoli stati2

Piccoli ma vincenti

Secondo lo studio finanziario, sono proprio i piccoli Stati i veri protagonisti del successo, nonostante la bufera della crisi. “Nel caso dell’Europa, i paesi piccoli più antichi, come la Svizzera o la Svezia, hanno tenuto molto bene durante la crisi dell’area euro,” spiegano dal Credit Suisse. “Inoltre, mentre si pone continuamente grande enfasi sull’impressionante crescita economica della Cina e delle adiacenti tigri asiatiche, si dimentica che l’andamento delle economie del Golfo, in un arco di tempo molto breve, è altrettanto straordinario”. Piccoli stati.

Un passo avanti

I piccoli stati sono meglio organizzati in istruzione, sanità e infrastrutture e ciò accade per più della metà dei primi 30 paesi di piccole dimensioni, dove peraltro le sperequazioni sono molto più mitigate da una più diffusa giustizia sociale.

Omogenei è meglio

L’omogeneità è un altro parametro che alza la qualità dela vita. “Le differenze culturali, etniche, religiose e linguistiche creano una sorta di tetto limite alla dimensione potenziale di una nazione,” affermano O’Sullivan e Natella, che hanno redatto lo studio del Credit Suisse.

Apertura al commercio

Anche la propensione all’internazionalizzazione è più spiccata nei piccoli stati rispetto a quelli più grandi. “In generale, le nazioni più piccole sono più aperte al commercio internazionale, oppure hanno abbracciato più apertamente la globalizzazione rispetto a paesi più grandi”.

 
Piccoli stati piccole tasse

 “Con la nostra ricerca – si legge – abbiamo riscontrato che i paesi grandi tendono ad avere aliquote fiscali più elevate per i singoli – nell’ordine del 5 per cento”. Detto tutto. Quando insomma si legge che la Catalogna da sola non ce la potrebbe fare,  Madrid si guarda bene dal dire che secondo il sistema bancario mondiale sarebbe esattamente l’opposto: una Catalogna indipendente sarebbe la numero venti  nel range di eccellenza mentre ora la Spagna, con la Catalogna, sarebbe al 23° posto. Senza Barcellona, scivolerebbe alla 30° posizione. Lo studio non contempla il Nord dell’Italia. Si sofferma infatti su quelle realtà a trazione indipendentista già conclamata. Adesso tocca a Lombardia e Veneto.

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