di ENZO TRENTIN – Nel lombardo-veneto ci sono dei buontemponi che pensano d’indire un referendum consultivo per l’autonomia. Spenderanno milioni di Euro, che con i tempi che corrono non ci sono, per chiedere ai cittadini il consenso di fare ciò che è già in loro potere: imbastire trattative col governo. La partitocrazia è così, che sia formata da un solo partito politico o da molti non cambia nulla. Quello che producono è propaganda e demagogia.
Durante in ventennio c’era il solo partito fascista. Propagandava ed esaltava i primati. Trasformò l’Italia in una grande caserma. L’aeronautica italiana degli anni 30 del XX secolo deteneva molti primati, alcuni tuttora insuperati, ma quando si giunse all’inevitabile guerra gli aerei erano obsoleti ed in numero esiguo. Oggi ci sono molti partiti, e l’Italia da caserma si è trasformata in un bordello dove la Maîtresse partitocratica pensa solo a sgraffignare le marchette pro bono suo. Poi basta una pioggia ed è subito emergenza.
I buontemponi di cui sopra ciarlano di voler trasformare le loro Regioni in modo da renderle simili all’Alto-Adige, ed ignorano o fanno finta di non sapere che anche i Sud-tirolesi sono abbindolati dalla partitocrazia che da loro si identifica nella Südtiroler Volkspartei (SVP).
Initiative für mehr Demokratie è un’associazione che da oltre venti anni opera per ottenere degli strumenti di democrazia diretta degni di questo nome. Elabora e deposita periodicamente proposte di legge provinciale, e da fine ottobre 2016 si può prendere visione del nuovo disegno di legge sulla democrazia diretta steso sotto le regia di tre membri della 1a Commissione legislativa del consiglio provinciale (Amhof, Foppa, Noggler). Un testo realizzato sulla base di audizioni organizzate per i cittadini e le organizzazioni.
Sappiamo che il disegno di legge non è stato ancora nemmeno presentato ufficialmente al Consiglio provinciale per essere prima valutato dai gruppi consiliari. Per questo “iniziative” ha deciso di uscire in pubblico solo a gennaio 2017 con una serie di azioni politiche.
Le prime reazioni di partito SVP, e quelle del presidente della Provincia fanno temere che sul disegno di legge, nonostante esso si muova secondo il nostro giudizio già al limite dell’accettabile, si interverrà ancora in modo peggiorativo. Peggio ancora: sembra addirittura dubbio che il disegno di legge sarà presentato in modo altrettanto trasversale di come è stato sviluppato.
L’Iniziativa per più democrazia ha quindi preso posizione e così scrive ai cittadini Sud-tirolesi:
«Il disegno di legge sulla democrazia diretta e la partecipazione di Magdalena Amhof, Brigitte Foppa e Sepp Noggler è l’esito di un lavoro innovativo, intenso e serio. Però alla fin fine si tratta sempre di un compromesso partitico. Esso contiene una serie di miglioramenti rispetto alla legge in vigore, al contempo però presenta tutta una serie di manchevolezze se lo si valuta in base a uno standard internazionale di buona prassi in materia di democrazia diretta. Ci aspettiamo dai partiti e dal Consiglio provinciale stesso un ulteriore passo verso una qualità praticabile e un completamento della proposta.
Con considerazione per il lavoro svolto da parte di Magdalena Amhof, Brigitte Foppa e Sepp Noggler l’Iniziativa per più democrazia ha valutato il disegno di legge per un nuovo ordinamento della democrazia diretta scaturito da un processo partecipativo lungo, intenso e trasversale e ribadisce quanto segue:
È evidente la ricerca di un compromesso possibile tra posizioni partitiche e interessi di gruppo opposte. Va onorato il fatto che il disegno di legge non contiene costruzioni e formulazioni tese a rendere l’utilizzo di tali strumenti di partecipazione volutamente difficoltose.
Sono evidenti i miglioramenti in termini di applicabilità ed elementi nuovi rispetto alla legge attuale come ad esempio:
– la riduzione del quorum dal 40% al 25%, l’assenza di quorum per i referendum consultativi;
– la riduzione del numero di firme da raccogliere per lanciare un referendum da 13.000 a 8.000;
– introduzione del referendum confermativo su leggi del Consiglio se non varate da maggioranze dei 2/3;
– introduzione del referendum consultivo (non vincolante però da eseguire prima dell’entrata in vigore) su delibere della giunta che comportano costi oltre i 28 milioni di euro;
– introduzione del referendum consultivo (non vincolante) su tutte le delibere della Giunta prese non più di un anno prima;
– riduzione dei periodi di sospensione di ogni attività riguardante i referendum prima e dopo le elezioni;
– diritto di voto per i sedicenni;
– clausola di garanzia per i gruppi linguistici in forma di diritto di veto;
– introduzione dell’opuscolo referendario con presentazione delle posizioni a favore e contrarie;
– introduzione aggiuntiva di una sessione autunnale per le votazioni referendarie;
– obbligo di pubblicazione dei mezzi finanziari impegnati per la pubblicità;
– istituzione di un ufficio per l’educazione politica e la partecipazione;
– diritto di consulenza giuridica per i promotori
– innalzamento dell’importo a un euro come rimborso dei costi per la raccolta delle firme;
– introduzione del Consiglio dei cittadini con il compito di stendere pareri non vincolanti.
Sono altrettanto evidenti le seguenti manchevolezze:
– Il referendum confermativo su delibere della giunta è solo consultivo e limitato a delibere che comprendono costi relativamente alti. Circa 28 milioni di euro;
– non è possibile il referendum su delibere di giunta limitatamente ai Comuni interessati direttamente dalla delibera. Con questo probabilmente non si potrà tener conto dei più frequenti motivi di richiesta referendaria;
– non sono possibili referendum confermativi su leggi che vengono varate con la maggioranza dei 2/3;
– manca il diritto di petizione;
– manca il referendum consultivo su diverse opzioni;
– non è previsto che il Consiglio provinciale porti al voto referendario una sua controproposta al disegno di legge dei promotori che darebbe ai cittadini la possibilità di scelta tra due proposte;
– la previsione di referendum richiesti da un terzo dei consiglieri provinciali stimola l’abuso partitico dello strumento di democrazia diretta;
– la raccolta delle firme rimane inutilmente onerosa con la richiesta di autenticazione da parte di pubblici ufficiali e mandatari. Manca la possibilità di raccolta elettronica delle firme come era già prevista nel disegno di legge Schuler;
– il tempo utile di quattro mesi per la raccolta delle firme è inutilmente troppo breve;
– sono illogiche soglie uguali (8.000 firme) per strumenti di democrazia diretta che hanno diversa valenza;
– rimane esclusa dall’intervento referendario la regolamentazione degli stipendi dei politici;
– il termine di un giorno e mezzo per la stesura di un parere da parte di un Consiglio dei cittadini estratto a sorte è totalmente irrealistico.
Visto complessivamente, il compromesso presentato si colloca strettamente al limite dell’accettabile. Ci aspettiamo perciò da parte dei consiglieri provinciali non solo che si impegnino all’interno dei loro partiti e poi nel plenum del Consiglio affinché non si retroceda ulteriormente rispetto alle posizioni elaborate nel disegno di legge, ma che si proceda invece ad ulteriori miglioramenti del disegno di legge per renderlo integrale e per aprire una nuova stagione nella relazione tra rappresentanza politica e cittadinanza.»
Insomma, è vero che in Trentino-AltoAdige si vive meglio l’autonomia che non nell’autonoma Sicilia, ma in ambedue i paralleli geografici i partiti non sono la soluzione ma il problema che ostacola una corretta vita democratica.