di DAVIDE BONI -Chissà se ha ragione chi sostiene che l’utopia non è l’irrealizzabile bensì il non ancora realizzato. Ecco, il Nord c’è, è un già, ma è anche un non ancora. Esiste, ma non è libero né liberato. Tentativi ne abbiamo visti nel corso di questo quarto ultimo di secolo ma poi qualcosa e qualcuno si è perso per strada. Eppure in Europa gli esempi di coraggio non sono mai mancati.
Le nuove generazioni non sanno chi sia Jàn Palach. Né Bobby Sands. Eppure è storia europea, ragazzi! Praga ebbe il suo martire che rivendicava nel 1969 la propria indipendenza rispetto a Mosca. E mentre i liberisti plaudono ancora alle gesta di Margaret Thatcher, non ricordano che nel 1981 Belfast ebbe a sua volta un ragazzo che si lasciò morire per difendere la libertà della sua Irlanda, in carcere. Non occorre poi andare lontanissimi, se ricordiamo Doddore Meloni, che il regime carcerario non volle rimettere in libertà per le sue condizioni di salute e lui, in sciopero della fame per la libertà della sua isola, ci lasciò da martire.
Ecco, in Italia, politici coraggiosi in grado di sfidare lo Stato non ne ho visti. Un ministro di recente aveva affermato, “processatemi”, poi però la fiaccola delle libertà si arenò nel suo passo indietro per evitare l’aula di un tribunale. Meglio sarebbe stato fosse rimasto zitto.
Ogni volta che qualcuno alza la testa, contro lo Stato, diventa terrorista, eversivo, in Italia. O presunto tale. L’Italia sembra immodificabile. Lo stato del della Costituzione fatta dogma.
Ora, se mi guardo attorno, vedo anche un altro personaggio che ha pagato la sua richiesta di libertà con il carcere, con la prigione, con la restrizione più totale della libertà personale. Al Nord c’è solo un uomo politico che ha pagato questo prezzo. Ed è Roberto Bernardelli. Non ci sono ministri o ex ministri che siano stati processati per le loro idee di libertà, di libertà per il Nord. Non mi risulta. Per difendere l’idea, il valore dell’indipendenza, Bernardelli ha pagato più di chiunque altro ed è per la nostra terra un eroe fuori dal comune. Non è un uomo di potere, non governa per gestire il potere centrale, non cambia idea per convenienza politica, elettorale, non ha bisogno della politica per vivere.
Cosa sia il Nord per Bernardelli appare chiaro. Il sogno di emancipazione della popolazione del Nord, la visione di una pacificazione tra comunità diverse come può essere la visione di Miglio, quella macroregionale, la difesa delle identità che è la prima garanzia contro qualsiasi prevaricazione, è un patrimonio che ha portato Bernardelli a non fermarsi dopo i gravi fatti della primavera 2014. La sua battaglia politica è proseguita ed è sfociata in Grande Nord.
Ma, a quanto pare, i super eroi per la politica sono altri. Sono quelli che non vogliono l’Europa. O che la vogliono un giorno sì e un altro no. D’altra parte le vittime dell’indipendenza in Europa piuttosto sono esattamente coloro che non ne volevano sapere della brama di potere degli stati, e sono i testimoni più efficaci piuttosto dell’Europa delle tante bandiere, di chi vuole essere sovrano rispetto agli imperialismi e alle svolte autoritarie che sentiamo in giro…
In tutto questo non dimentichiamo mai che Karol Wojtyla inviò un crocefisso d’oro a Bobby Sands. Oggi avremmo bisogno del conforto, credo, di chi ha come prima missione la liberazione dell’anima dal male, che non è una liberazione poi così distante dalla libertà dell’uomo che si sostanzia in libertà economica e materiale.
Al Nord, oggi, più che mai, manca quella giustizia sociale che rende merito al sudore del lavoro. Svolto per mantenere un sistema inetto e corrotto.
Abbiamo bisogno di tornare a credere in qualcosa che ci proietti più lontano, una prospettiva, una speranza che renda giustizia a tutti gli eroi silenziosi, i cittadini del Nord, che lavorano troppo senza alzare la testa. E, per non sbagliare, io il mio eroe del Nord me lo tengo stretto. Gli altri sono a libro paga per non dare autonomia e libertà a questa terra.