I 55 applausi del Parlamento a Re Sergio

di Raffaele Piccoli – Il discorso di insediamento di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica Italiana per il secondo settennato ha ottenuto dal Parlamento in seduta comune un’accoglienza da stadio con ben 55 applausi.

I temi su cui si è soffermato Mattarella sono stati molteplici, ma tutti incentrati sul futuro dell’Italia: unità nazionale, uscita dalla pandemia, ambiente, Europa, custodia e rispetto della Costituzione, violenza sulle donne, ripresa economica, tutti temi di grande importanza, ma soprattutto, giustizia e Csm, come se lo stesso Mattarella, non ne fosse stato presidente nel settennato appena concluso!

Quindi il piano per il settennato. Ecco le proposte per governo e parlamento per i prossimi anni, i temi su cui lavorare per migliorare l’Italia, per dare un futuro a questo sgangherato paese. Sinceramente non so prevedere cosa si potrà concretizzare nel settennato. Guardando al passato, ai precedenti, non si possono dimenticare le parole veementi e ultimative lanciate da Napolitano nel discorso di reinsediamento, parole che chiedevano riforme urgenti e profonde. Non è accaduto nulla, invito snobbato.

Se questi sono i presupposti non credo che Letta avrà miglior fortuna con la sua recente proposta di sessione parlamentare ad hoc. Quello che più interessa a noi però è che nelle proposte del discorso di insediamento, orientate al futuro, sia mancato il ben che minimo accenno ai territori, alle autonomie, al rispetto della volontà espressa dalla maggioranza di due regioni chiave, maggioranza che chiedeva più autonomia, non più aiuti o denaro. Poi circa il rispetto delle richieste dei territori, preme sottolineare che il nuovo parlamento avrà una riduzione di ben 345 seggi, passando dai 945 attuali a 600, appare evidente che questa riforma abborracciata e parziale, penalizzerà principalmente le rappresentanze territoriali a tutto discapito dei cittadini sempre meno rappresentati.

Credo che non serva molto altro per dimostrare come la classe politica, il sistema nella sua interezza stia perseguendo un chiaro disegno centralista o meglio di ri-centralizzazione dello Stato Italiano.

Non a caso il primo punto toccato dal Presidente è stato l’unità dell’Italia, il non lasciare indietro nessuno. Questo può significare principalmente che non sarà possibile abbandonare una politica più o meno assistenzialista, politica ben nota in vaste aree del paese, rinfocolata ultimamente dal reddito di cittadinanza. In sostanza l’unità nazionale può purtroppo essere declinata in: centralismo, partitocrazia, corruzione, burocrazia dilagante, evasione fiscale, inefficienza, insomma i mali che attanagliano questo paese da 160 anni. Non dimenticando altresì che il sistema cioè il centralismo parlamentare romano significano autoreferenzialità della classe politica, coincidenza sostanziale di interessi tra maggioranza e opposizione, condizionamento più o meno latente dei mezzi di comunicazione, e di conseguenza dell’opinione pubblica.

La Lega di Bossi prima, ma soprattutto quella di Salvini ora, sono state e sono parte integrante e purtroppo propulsiva di questo sistema, l’essere parte di questo parlamento e di questo governo, al di la del gioco formale delle parti ha come conseguenza immediata l’adeguamento alle regole.

Ora si potrà obiettare che questa è la democrazia, queste son le regole del gioco democratico. In parte è cosi, quello che però non si vuole spiegare con chiarezza all’opinione pubblica è che solo tramite una modifica profonda in senso federale dello Stato Italiano, si potrà porre rimedio a questo deprecabile e inestricabile stato di cose, purtroppo però è proprio quello che il Presidente Mattarella nel suo discorso non ha menzionato, infatti il parlamento gli ha tributato ben 55 applausi.

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