GRANDE NORD PIEMONTE, SANITA’ REGIONALE IMMOBILE, PAROLA DELLA CORTE DEI CONTI

di Gigi Cabrino – Approvando nel complesso i conti del bilancio regionale la Corte dei Conti ha messo in rilievo una situazione per nulla rassicurante sulla sanità piemontese. Come Grande Nord Piemonte non possiamo che chiedere competenza in chi ci governa e autonomia, ovviamente, per avere le risorse necessarie. Gli elettori ci riflettano….

L’edilizia ospedaliera è il primo punto critico evidenziato dalla magistratura contabile; fatta eccezione per l’ospedale di Verduno, operativo dal 2020, per nessuna delle opere programmate – ed annunciate in grande stile- non è nemmeno lontanamente ipotizzabile l’inizio ei lavori di realizzazione; intanto i nosocomi piemontesi versano in condizioni strutturali precarie e necessitano di ingenti interventi di adeguamento o di realizzazioni ex novo.

Non sono mancate, però, grandiose comunicazioni su ipotetici nuovi ospedali, ad esempio l’annuncio in piena campagna elettorale per le amministrative di Alessandria di un nuovo ospedale nel capoluogo senza che ci fosse alcun progetto pronto, senza che fosse stata individuata la zona di realizzazione e, soprattutto, senza che dei fondi necessari alla costruzione ci fosse traccia. Operazione elettorale che, peraltro, non pare abbia sortito gli effetti sperati; intanto, osserva la magistratura contabile, il 58% dei nosocomi “risulta critico per qualità strutturale”, forse serve qualcosa in più di annunci e operazioni di comunicazione, per quanto importanti.

Tutto è fermo, si è passati dai 245 milioni di spesa in conto capitale per investimenti del 2019, ai 10 milioni nel 2021.

Altri punti critici della “sanità malata” piemontese sono le politiche per il personale e la mancanza di posti letto.

I giudici hanno osservato che la preferenza di inserimenti flessibili di personale medico e sanitario crea non pochi problemi:  “La carenza di personale stabilmente inserito nell’organico delle strutture sanitarie si è resa ancora più evidente in una situazione eccezionale” – la pandemia – ed il rischio che “una continua rotazione di dette figure” possa incidere “sulla continuità assistenziale e sulla tempestività delle prestazioni” è evidente.

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