di DAVIDE LOVAT – Gli attentati diventati cronici, il clima di diffidenza generalizzato e la crisi economica endemica sono l’eredità di 8 anni di progressismo, di mondialismo e di multiculturalismo in Occidente, con Obama alla guida dell’Impero USA. C’è anche un’altra eredità terribile che questo tristissimo periodo ci lascia e che dobbiamo sradicare per il bene futuro della nostra civiltà, pena la sua definitiva decadenza: il lessico definito “politicamente corretto”, una vera e propria “neolingua orwelliana” da dittatura del progressismo mondialista, corredata da un piano ordinato di insulti e di stigmatizzazioni rivolte a chiunque osi dissentire dai concetti del pensiero unico.
Bisogna cominciare a reagire con fredda e determinata durezza contro chi insulta, servendosi della neolingua, chiamando razzista, bigotto, fomentatore d’odio o ignorante chiunque cerchi di formulare proposte politiche contrastanti la visione del mondo dei circoli illuminati. Vanno zittiti, creando un lessico opposto di altrettanto dura stigmatizzazione. Ma per farlo servono politici combattenti disposti ad assumersi il rischio personale della lotta, non amministratori pavidi che, coperti e allineati, aspettano di ripetere gli slogan del capetto di turno, o che si abbandonano a facile demagogia di corta prospettiva perché prodotta dall’emotività, rivolta alla pancia degli elettori per cercare un effimero e sterile consenso immediato.
L’alternativa alle politiche sbagliate dei partiti mondialisti non è la rabbia cieca, ma una proposta articolata di segno diametralmente opposto. Il qualunquismo anarchico e nichilista del M5S è una scelta disastrosa, in Veneto si dice “el tacon pezo del buso”. Coloro che hanno il privilegio di essere ammessi a far politica sul fronte opposto a quello mondialista e progressista comincino a pensare e smettano di protestare, comincino a parlare chiaro e senza paura, facciano “crollare il Muro” progressista del politicamente corretto con vigorose picconate, vibrate attraverso quei concetti tradizionali, adattati alla contingenza attuale, di cui il pensiero conservatore europeo è ricco, se si ha la pazienza di andare a riscoprirlo.
Gli otto anni di Barack Hussein Obama hanno destabilizzato il Nord Africa e il Medio Oriente, fomentando guerre e causando deportazioni di massa; hanno rovinato gli equilibri europei nell’UE e con la Russia; hanno stuprato il senso morale dell’Occidente con l’imposizione per legge, in tutti i Paesi sotto l’influenza dell’Impero USA, di norme etiche contrarie ai fondamenti della nostra Storia. Ce ne vorrebbero altri otto di segno diametralmente contrario solo per riparare i disastri, tramite una vera e propria restaurazione dello “status quo ante”, più almeno altri trenta di sana politica conservatrice e pragmatica per tornare a vivere bene, come prima. La maggioranza della gente lo vorrebbe, la grande finanza globalista invece no. Vincerà la democrazia o la plutocrazia? Vinceranno le teste pensanti che difendono l’ideale della Repubblica e la sovranità dei diversi popoli sulle rispettive terre, o quelle persuase e condizionate dal Grande Fratello padrone di TV, giornali, media, cinema, star system e pesantemente infiltrato, tramite i suoi adepti e i suoi iniziati, nelle magistrature, nelle chiese, nei partiti, nelle istituzioni finanziarie, nelle organizzazioni internazionali applicate alla realizzazione di quel New World Order propagandato e ripetuto come un mantra in questi otto terribili anni? Ai posteri l’ardua sentenza. A ciascuno la scelta del campo in cui combattere.