Gli 86 miliardi del Pnrr al Sud, lo spreco dei ministeri incapaci di spendere i fondi. I peggiori? Indovinate

di Cassandra – Il Pnrr è nato per ridurre i divari territoriali. Ma di mezzo c’è la politica e la sua capacità di sfruttare le opportunità date dall’Europa.

Come è noto il 40% è destinato al Sud. E anche di più. Ma di recente il dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del consiglio (Dpcoe) che verifica  periodicamente che gli enti titolari rispettino la quota indicata, ha scoperto diverse anomalie.

“In una relazione del 9 marzo scorso il Dpcoe ha condiviso i risultati del primo processo di verifica, su dati aggiornati al 31 gennaio 2022. Ciò che emerge è che da un lato la soglia risulta mediamente rispettata (40,8% del totale delle risorse con destinazione territoriale) ma dall’altro, approfondendo i risultati, sono 9 le organizzazioni che registrano percentuali inferiori al 40%. Criticità che dipendono anche dalla carenza nel Pnrr, di meccanismi in grado di compensare efficacemente le difficoltà amministrative e progettuali degli enti locali del sud. I quali, più spesso, si trovano svantaggiati nella gestione di bandi e gare d’appalto. Senza tutele in questo senso, il mezzogiorno sta perdendo e perderà molte delle risorse che gli spettano per legge”, rileva l’ultimo dossier della Fondazione Openpolis, che ha reso noti gli esiti della verifica.

 

Vediamo quali realtà sono ferme al palo.

“Gli enti che invece risultano non rispettare la quota sono 9 su 22. Si tratta dei ministeri della giustizia, dell’università e della ricerca, della cultura, della transizione ecologica, del lavoro e delle politiche sociali, del turismo, dello sviluppo economico. A questi si aggiungono inoltre il commissario straordinario del governo per ricostruzione sisma e il dipartimento della protezione civile. Il Mitur e il Mise sono guidati da ministri della Lega”.

Ma si legge anche che…

Le quote più basse sono quelle del ministero del turismo (28,6%) e del ministero per lo sviluppo economico (24,8%). Un paradosso, considerando l’importanza del settore turistico per le regioni del sud Italia e la necessità di un impulso deciso allo sviluppo economico del mezzogiorno. Questo risultato, inoltre, offre una chiave di lettura interessante anche dal punto di vista politico. I due dicasteri in questione, infatti, sono entrambi guidati da due ministri espressione della Lega: Giancarlo Giorgetti al Mise e Massimo Garavaglia al Mitur.

Nel caso del ministero del turismo, la quota mezzogiorno non è rispettata – come si evince sempre dalla relazione del Dpcoe – per via di due investimenti che non prevedono alcuna risorsa per il sud. In un caso si tratta di un investimento interamente dedicato alla città di Roma. Nell’altro, parliamo di una misura che ha lo scopo di rinnovare e riqualificare strutture alberghiere italiane, dando priorità alle aree turisticamente meno sviluppate. Nonostante ciò, il Mitur ha ritenuto di non stimare alcuna risorsa allocata a sud”.

Per chiudere il bellezza… “Altra questione è quella relativa alle risorse di investimenti che, a seguito di bandi e gare, vengono distribuite tra i territori. Il fatto che il 40% di questi fondi vada al mezzogiorno dipende chiaramente anche dall’adesione o meno di soggetti pubblici e privati e dalle capacità amministrative e progettuali degli enti regionali e locali. Al sud si registrano mediamente maggiori difficoltà nella gestione degli iter burocratici necessari per partecipare ai bandi del Pnrr. Questo ha già portato – e rischia di portare anche in futuro – alla situazione paradossale per cui non viene presentato un numero di progetti sufficiente ad allocare il 40% degli investimenti al mezzogiorno”.

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