Il giudice insiste: Galan in galera.

di IRENE FRANCESCONI GALLImose

L’attesa c’è, in questa estate di gente già in vacanza, il cui ultimo pensiero è la politica. Tutti uguali. Tutti attratti da altro più che dal servizio. E quindi la decisione dell’aula sugli arresti o meno di Giancarlo Galan passa in secondo piano rispetto alle emergenze: lavoro, giustizia, tasse…

Sia quale che sia, insomma. Intanto però il gip ha fatto sapere cosa ne pensi. ”Questo giudice rigetta, allo stato, la richiesta”. Con un’ordinanza notificata il 16 luglio scorso presso gli uffici della Camera dei deputati, il gip del Tribunale di Venezia Alberto Scaramuzza, ha informato il presidente dell’assemblea di Montecitorio, Laura Boldrini, di aver respinto la richiesta avanzata dai legali del deputato forzista Giancarlo Galan di ”sostituire, per motivi di salute”, con gli arresti domiciliari la custodia cautelare nei confronti dell’esponente azzurro indagato per l’inchiesta Mose. Secondo questa decisione, si legge nell’atto che l’Adnkronos ha potuto visionare, Galan non potrà scontare la misura cautelare della custodia nell’ospedale di Este dove ”attualmente si trova ricoverato”.

Insomma, se la Camera dice sì, Galan non resta in corsia. Né a casa sua sui colli Euganei. Va diritto diritto in carcere. Il gip spiega le ragioni del rigetto, rilevando che ”allo stato non è possibile accedere alla richiesta, trattandosi di indagato parlamentare libero, nei confronti del quale pende presso la Camera di appartenenza una richiesta di autorizzazione all’esecuzione di ordinanza cautelare sulla quale ad oggi la Camera non si è ancora espressa”. ”Considerato che non essendo ancora a conoscenza di quando e come la Camera si determinerà”, Scaramuzza argomenta che in primo luogo ”questo giudice non è allo stato in grado di formulare previsioni in ordine all’esito della decisione, che, se negativa, renderà superflua ogni determinazione in merito alla odierna richiesta”; e in secondo luogo, ”non è allo stato in grado di formulare previsioni in ordine alla data della decisione che, se positiva, comporterà che a quella data dovrà essere valutata ogni questione relativa alla eventuale compatibilità delle condizioni di salute dell’indagato con il regime carcerario”.

Quindi, ”Non potendo questo giudice sapere oggi se, alla data in cui il Parlamento deciderà, le cure prestate all’indagato” Galan nel nosocomio in cui è ricoverato attualmente ”avranno risolto o meno i problemi di salute oggi rappresentati nella richiesta”, e ”non potendo prevedere oggi se a quella data vi saranno le condizioni o meno di cui all’articolo 275 comme 4-bis cpp (che riguarda ogni caso di condizioni di salute gravi incompatibili col regime carcerario) e se le conseguenti esigenze potranno essere risolte o meno nell’ambito penitenziario, mediante applicazione dell’articolo 11 O.P, tramite ricovero in Centro sanitario penitenziario idoneo”, ”o attraverso un ”ricovero provvisorio in idonea struttura del Servizio sanitario nazionale”, la richiesta di trasformare in domiciliari la custodia in carcere viene rigettata.

Adesso la patata passa ai signori onorevoli colleghi di Galan. O dentro, o fuori.

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