/

Giorgetti, “il parlamento non conta più nulla”. Vero, che conta è formare ignoranti che eleggeranno ignoranti

pinocchiodi STEFANIA PIAZZO – “Il Parlamento non conta assolutamente più nulla, perché non è più sentito dai cittadini elettori, che vedono nel parlamento il luogo dell’inconcludenza della politica”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, al meeting di Rimini. Lo dice l’uomo da sempre più potente dietro le quinte della Lega, e ora in modo evidente, del Governo. Nomine negli enti. Liste elettorali. Poteri decisionali che il parlamentare conosce a fondo. E’ tra i primi ad aver riempito questi luoghi indicando chi…. E come lui quelli che hanno potere dentro i partiti, tutti i partiti.

I partiti hanno fatto eleggere uomini e donne che non sanno fare il loro mestiere. Il problema parte dalla selezione della classe politica, dal suo livello culturale. Il secondo colpo lo dà la base elettorale, che è sempre più speculare agli eletti. Una volta ci si turava il naso per votare, altre volte il popolo diceva la sua “in gabina elettorale”. Oggi la base scolastica e post scolastica che determina le scelte si è deteriorata. Giorgetti lo dice in un bell’italiano.

Ha ragione da vendere quando afferma che “Se continuiamo, come un feticcio, a difendere questo modo della democrazia rappresentativa sbagliamo, non facciamo nemmeno bene alla democrazia. Oggi dobbiamo chiedere se c’è partecipazione? Sì, c’è partecipazione. Non possiamo dire che la gente non partecipa; partecipa fin troppo e risolve la partecipazione politica con un like; è una partecipazione superficiale, ma c’è e si basa su quella che oggi è una valanga informativa”, ha proseguito, “c’è più informazione e più disinformazione”.

L’uso usurante dei social, dei blog facili, del poter essere commentatori sul pezzo ogni giorno, crea l’illusione di essere i decisori e gli orientatori del fare politico. L’informazione è diventata il commento. Tutti sanno scrivere, fare analisi.

E’ un problema che non nasce dentro i tablet ma che i tablet o i cellulari trasportano come l’alveo del fiume porta i detriti delle alluvioni tragiche. Sicché a decidere sono i detriti, e i loro detriti eletti. “Mentre una volta c’erano i vecchi libri eravamo costretti a informarci leggendo quei libri, approfondendo e riflettendo, oggi tutto questo diluvio di informazione passa e va, dopo tre o quattro giorni il caso viene espulso e si comincia a parlare di altro. Non vorrei che succedesse anche per Genova, ma già abbiamo qualche segnale in proposito”, chiude il deputato tra i più preparati del Parlamento. Fosse così anche per i ministri, tutti i ministri, a partire da chi deve ribaltare la scuola, immutabile e irriformabile. La vera rivoluzione dovrebbe partire da lì, ma la pax che regna tra sindacati e ministero non ci fa sperare in una svolta verso un parlamento, un domani, che conta. Oggi i libri non si leggono più. La storia del XX secolo a scuola si fa l’ultimo mese. La geografia è stata abolita.

Che conta è formare ignoranti che eleggeranno ignoranti.

 

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Italia 1918-2018. Chissà cos'è cambiato?

Articolo successivo

Quando smetteremo di pensare troppo all'Italia?