Gimbe, immunità di gregge ancora lontana per ora

“A fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale e’ bene ricordare che oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunita’ di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie ad un’elevata percentuale di persone non piu’ suscettibili al contagio, perche’ vaccinate o guarite”. Lo dichiara il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, nel monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe. Nel report si sottolinea che al momento nessun vaccino e’ approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti. Oltre 5,8 milioni di persone (9,9 per cento della popolazione) tra cui il virus continua a circolare liberamente; i vaccini anti-Covid approvati non sono sterilizzanti, ovvero non conferiscono un’immunita’ totale contro il virus e anche chi e’ vaccinato ha una probabilita’, seppure molto piu’ bassa, di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si attesta intorno al 78 per cento; l’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, in particolare nelle fasce anagrafiche piu’ giovani; nei Paesi a basso reddito meno del 2 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: questa disomogeneita’ nell’accesso ai vaccini contribuisce all’elevata circolazione del virus e all’emergenza di nuove varianti.

“A fronte dell’elevato profilo di efficacia e sicurezza dimostrato dalla somministrazione di oltre 5 miliardi e mezzo di dosi di vaccino in tutto il mondo – conclude Cartabellotta – e’ inutile inseguire la chimera di una percentuale di popolazione vaccinata in grado di ‘spegnere’ l’interruttore della circolazione virale. L’obiettivo di salute pubblica e’ quello di vaccinare tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni, al fine sia di una protezione individuale da malattia grave o decesso, in particolare per gli over 50, sia di ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest’obiettivo e’ oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale”.

All’8 settembre risultano consegnate 89.721.203 dosi di vaccino anti Covid. E’ quanto rileva il report indipendente della Fondazione Gimbe. Sul fronte delle consegne, dopo il netto cambio di passo registrato ad agosto (quasi 15 milioni di dosi nel periodo 2-29 agosto per una media settimanale di 3,75 milioni), nella settimana 30 agosto – 5 settembre sono state ricevute solo 2 milioni di dosi da Pfizer. “Nonostante il calo delle forniture dell’ultima settimana – spiega Marco Mosti -continuano ad aumentare le scorte di vaccini a mRNA, che superano ormai le 9,6 milioni di dosi”. Inoltre e’ stato rilevato che il 73,2 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+762.552 rispetto alla settimana precedente) e il 65,9 per cento ha completato il ciclo vaccinale (+1.189.855). Aumenta nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (+1.934.230), ma la media mobile a 7 giorni, dopo il picco di quasi 280mila dosi giornaliere del 3 settembre, e’ scesa intorno a 256mila il 7 settembre. “Nonostante l’accelerazione delle forniture – commenta Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – da tre settimane il numero di prime dosi e’ di fatto stabile intorno a 720-750mila, segno della difficolta’ di convincere gli indecisi”. Dal monitoraggio della Fondazione e’ emerso che l’88,4 per cento della popolazione over 50 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con un irrisorio incremento settimanale nazionale (+0,6 per cento) e nette differenze regionali: dal 92,9 per cento della Puglia al 82,3 per cento della Sicilia.

Nel dettaglio del report effettuato dalla Fondazione Gimbe e’ stato rilevato che degli oltre 4,4 milioni over 80, 4.194.928 (93,6 per cento) hanno completato il ciclo vaccinale e 104.950 (2,3 per cento) hanno ricevuto solo la prima dose; degli oltre 5,9 milioni della fascia 70-79 anni, 5.326.891 (89,3 per cento) hanno completato il ciclo vaccinale e 139.811 (2,3 per cento) hanno ricevuto solo la prima dose; degli oltre 7,3 milioni della fascia 60-69 anni, 6.321.767 (85 per cento) hanno completato il ciclo vaccinale e 237.700 (3,2 per cento) hanno ricevuto solo la prima dose; degli oltre 9,4 milioni della fascia 50-59 anni:, 7.361.245 (77,8 per cento) hanno completato il ciclo vaccinale e 501.638 (5,3 per cento) hanno ricevuto solo la prima dose. Complessivamente 4,1 milioni di over 50 (15,2 per cento) non hanno ancora completato il ciclo vaccinale con rilevanti differenze regionali (dal 17,7 per cento della Sicilia al 7,1 per cento della Puglia: di questi, 3,16 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose. A fronte di un sostanziale appiattimento dei trend di vaccinazione in questa fascia di eta’, continuano a salire le curve degli under 50, nonostante una flessione di quella 40-49 anni e un iniziale rallentamento di quelle dei 20-29 e 30-39 anni. Rimane invece costante la salita della fascia 12-19 anni, segnale incoraggiante vista l’imminente riapertura delle scuole. in particolare, nella fascia 12-19 anni, il 40,1 per cento ha completato il ciclo, al 23,1 per cento e’ stata somministrata la prima dose e il 36,8 per cento non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali.

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