di VERCINGETORIX
Per tutta la settimana scorsa i costituzionalisti sono stati tirati fuori dai loro uffici per esaminare minuziosamente leggi e documenti. Ma tutto ciò è inutile. Quando le province dissidenti si fissano sull’idea del separatismo non c’è codicillo o referendum di legge che tenga. Proviamo a pensare alla Bosnia, alla Slovacchia, al Kosovo o alla Macedonia: paesi diversi, ma nati nello stesso modo. La Gran Bretagna è andata in guerra per disgregare l’unione jugoslava. E molti britannici non vedono l’ora che anche l’Europa si disgreghi. Perché combattere per mantenere il Regno Unito quando è evidente che esso sta andando in briciole ? Quanto più Londra non terrà conto delle aspirazioni dei popoli non inglesi dell’ intero Regno, tanto più tali sentimenti cresceranno. L’Irlanda ha già abbandonato l’ unità nel 1922, per esasperazione nei confronti del malgoverno londinese. Soltanto l’anno scorso gli irlandesi hanno tollerato di ricevere in visita la regina, per un giorno solo.
La resistenza alla devolution nel 1979 costò al primo ministro laburista James Callaghan la maggioranza e decimò il supporto al suo partito in Galles. L’imposizione della poll tax agli scozzesi nel 1989 contribuì alla rovina di Margaret Thatcher. Oggi la posizione di Cameron sulla Scozia è equiparabile a quella di Giorgio III nei confronti dell’America: “sgomento e stupore per l’atteggiamento ribelle che purtroppo si registra in alcune delle mie colonie”.
Anche se i dettagli devono ancora essere messi a punto, il concetto è semplice: gli scozzesi dovrebbero alzare le loro tasse e spenderle come credono, ponendo fine alla loro dipendenza fiscale da Londra. Non si parla di re, soldati, bandiere, confini e passaporti. La devolution si estenderebbe al pagamento delle infrastrutture del welfare state. Il governo scozzese e di sicuro in un secondo tempo anche quelli del Galles e dell’Ulster – diventerebbero responsabili in maniera diretta delle politiche interne, rispondendone direttamente al loro elettorato.
Se gli scozzesi vogliono questo, e a quanto pare dai sondaggi emerge che lo vogliono davvero , che importanza ha se costerà loro miliardi di sterline come i media britannici vanno incessantemente sbandierando come spauracchio.
L’ economia Scozzese , come pure quella Gallese e dell’ Ulster sono sempre più simili a quella della Grecia, caratterizzata da politiche di spesa slegate da quelle fiscali, al punto da arrivare a un’irresponsabile dipendenza. La Scozia trangugia i soldi inglesi e ormai non c’è vantaggio per gli inglesi nel lasciare che questa dipendenza continui. Certo, bisogna riconoscere alla maggior parte dell’opinione pubblica scozzese il merito di volere che tale dipendenza abbia fine, costi quello che costi. La “maximum devolution” riporterebbe a casa sua, nel suo paese natale, la responsabilità fiscale tanto decantata da Adam Smith
La dissoluzione del Regno Unito cominciò negli anni venti, e non si è ancora arrestata, frutto per molti versi di opportunismo e convenienza, all’ epoca attuale non c’è più una necessità storica per la quale essa debba esistere, non più di quanto l’avessero il Terzo Reich e l’Unione Sovietica .
Cameron dovrebbe lasciare che Salmond promuovesse il suo referendum e farsi così promotore della “devo-max”, che incoraggia la responsabilità fiscale e metterebbe fine alle costose sovvenzioni alla Scozia. E’ davvero un mistero il motivo per il quale Cameron appare determinato a ostacolarla.
Forse la risposta possibile è una sola; il potere e la smania di controllo su tutto acquisiscono una logica tutta particolare quando i politici arrivano alla più alta delle cariche. In questo caso, però, la smania è controproducente. Un secolo fa Scozia, Galles e le isole britanniche erano una nazione. Ora la prospettiva è di farne quattro di Nazioni.