di ANGELO VALENTINO – Tutto il tira e molla sulla manovra economica ci rimanda indietro all’estate scorsa, quando si stava facendo il governo. Un giorno da pecora su Radio Rai, fece satira su due sparate da incorniciare. Di Maio uscendo dal vertice del Pirellone, affermò: “stiamo scrivendo la storia”. E poi, “… speriamo di chiudere”. Salvini a ruota: “Fino all’ultimo lavorerò e lavoreremo per dare un governo al Paese. Notte e giorno”. E si scatenò l’ironia dei commentatori radio. Che sottolineavano come finalmente Salvini lavorasse “notte e giorno, si lavora adesso e domani mattina”.
E mentre tutto il paese dopo mesi era appeso ad un filo, Salvini diceva: “Sono contento perché si parla di temi. Non fate nomi”, rispondeva ai giornalisti. A chiudere il siparietto era l’allora capogruppo al Senato, Centinaio, poi ministro all’Agricoltura, che sul documento d’accordo da comunicare al Quirinale, diceva che “mancano solo le virgole e i punti”.
Sembra di risentire le cronache di queste settimane sulla manovra economica. Più che un governo, sembra un format!
Lo scrivevamo l’estate scorsa ma lo ribadiamo oggi. La politica non si fa sui social, trattare è cosa lunga, ci vuole arte e senso del domani. Ma nessuno di loro due sa cosa ci sarà domani. Dalle parti di Fratelli d’Italia qualcuno avrebbe detto, parlando di Salvini, che al suo confronto, Bossi era Winston Churchill.