/

Flop di rimpatri, Minniti ne ha mandati a casa più di Salvini. Ecco i numeri

rimpatri (1)

rassegna stampa

 

di ANDREA FIORAVANTI – (da linkiesta.it) – Aveva promesso seicentomila rimpatri durante la campagna elettorale. Dopo dieci mesi di Governo ne ha fatti poco più di seimila: l’1%. La politica dei rimpatri del ministro dell’Interno Matteo Salvini è un flop rispetto alle alte, altissime aspettative create. A dirlo non è Roberto Saviano né una organizzazione non governativa, ma direttamente il ministero dell’Interno, sollecitato ieri da Linkiesta. I numeri inviati dal Viminale sono implacabili: 7383rimpatri nel 2017, 7981 nel 2018 e 2143 fino al 23 aprile del 2019. Tradotto: siamo passati da una media di 20,2 rimpatri al giorno con il ministro Marco Minniti durante il governo Gentiloni a 19,30 del ministro Salvini. A questo ritmo il Viminale ne farà 7046 nel 2019, il dato peggiore degli ultimi tre anni, molto lontano dai diecimila rimpatri l’anno promessi da Salvini durante la campagna elettorale. Per rimandare tutti gli irregolari a casa ci vorranno 85 anni. Senza contare che secondo l’Ispi il decreto sicurezza voluto dal Governo farà aumentare di 140mila il numero di migranti irregolari nel nostro Paese e secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni l’offensiva del Generale Haftar su Tripoli potrebbe causare la partenza di altri 200mila migranti verso l’Italia. A quel punto non basterebbero 113 anni per risolvere il problema.

Eppure la percezione degli italiani è diversa perché lo schema del ministro dell’Interno è sempre lo stesso: pubblica sul suo profilo Facebook la notizia di un crimine commesso da un extracomunitario, annuncia “tolleranza zero”, manda lettere ai prefetti e questori per tenere alta l’allerta e poi va a fare comizi in giro per l’Italia (oggi previsti tre nel bergamasco) dove spiega che quello dei migranti è un problema serio da risolvere. Uno stile diverso da un altro leghista Roberto Maroni che quando era al Viminale disse: «Fare il ministro dell’Interno nel modo giusto vuol dire stare in ufficio dalle 9 del mattino alle 21 di sera». Ora, non è da questi particolari che si giudica un ministro dell’Interno ma il problema della sicurezza non è stato ancora risolto.

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Il fascismo, le armi e il vizio di evocarle e di farle usare agli altri...

Articolo successivo

Cultura politica. Le zucchine di mare sovraniste di Fratelli d'Italia