La Guardia di Finanza di Brescia, su delega dell’ufficio di Milano della Procura europea antifrode, ha sequestrato beni del valore di piu’ di 170 mila euro nei confronti dell’eurodeputata della Lega, Stefania Zambelli, e quattro suoi assistenti. Lo comunica in una nota l’Eppo. Stando all’ipotesi accusatoria, i collaboratori di Zambelli non avrebbero svolto, o in alcuni casi avrebbero eseguito solo parzialmente, le attivita’ relative alle funzioni per cui erano stati assunti. Avrebbero inoltre falsificato la documentazione sul loro operato al Parlamento europeo. L’esecuzione del sequestro e’ avvenuta lo scorso 23 febbraio e ha incluso conti bancari e auto di lusso.
Insieme all’eurodeputata della Lega Stefania Zambelli, e’ indagato anche Marco Pacini, un ultras della Curva Sud del Milan che fa parte dello staff dell’esponente bresciana, coinvolto anche in precedenti indagini legate alle tifoserie. Secondo gli accertamenti della Procura europea e della Guardia di Finanza di Brescia, Pacini, compagno della figlia della deputata Zambelli, avrebbe un ruolo nel capoluogo lombardo che non gli consentirebbe di adempiere alle mansioni vincolate alle attivita’ da parlamentare per le quali e’ stato assunto. Una parte del sequestro da 170 mila euro compiuto dalla Guardia di Finanza avrebbe riguardato anche un’auto intestata a Pacini.
“In relazione ai fatti che hanno determinato l’esecuzione del sequestro preventivo a mio carico, tengo a precisare che né io né i miei collaboratori abbiamo commesso alcun illecito. Il nostro operato è sempre stato improntato alla massima lealtà e trasparenza nei confronti delle istituzioni e della collettività”. Lo ha detto attraverso una nota, l’eurodeputata della Lega Stefania Zambelli indagata per una presunta truffa ai danni dell’Unione Europea. “Mi preme sottolineare che l’assistente parlamentare che con la sua denuncia ha dato origine a questo procedimento, è la stessa persona che mi aveva già denunciato al Parlamento Europeo nel 2019, con le stesse argomentazioni”, ha aggiunto Zambelli. “In quella circostanza, per i medesimi fatti, questa assistente è stata all’esito del giudizio licenziata per giusta causa, secondo le indicazioni ricevute dagli stessi funzionari del Parlamento Europeo, mentre nei miei confronti non è stato emesso alcun provvedimento. Sono a completa disposizione delle autorità giudiziarie per qualsiasi chiarimento”.