Federalismo contro il totalitarismo dal volto umano

FEDERALISMOdi Sergio Terzaghi – Per politica, dall’Ottocento in poi, si è soliti intendere tutto ciò che concerne l’attività di un gruppo di persone organizzate. Questo gruppo deve essere in grado di prendere delle decisioni, di porsi dei fini, quindi di vivere autonomamente. Al fine della decisione, vengono delegati alcuni suoi membri, che devono governare in nome di tutti. Questa, in sintesi, la moderna
democrazia rappresentativa che oggi appare in crisi. Ciò avviene poiché s’è creato un profondo solco tra eletti ed elettori. Vale d’esempio il risultato francese del referendum su la “Costituzione europea”. Infatti, in Francia, deputati e senatori, riuniti in conclave, avevano approvato con il 90% dei voti il Trattato costituzionale. Viceversa, il popolo ha respinto il quesito referendario con la percentuale del 55%. Sul punto, Jean Beaudrillard aveva rilevato «il fallimento stesso del principio stesso della rappresentanza, nella misura in cui le istituzioni rappresentative non funzionano più nel senso “democratico”, vale a dire dal popolo e dai cittadini verso il potere, ma esattamente all’inverso dal potere verso il basso».

Ma la rappresentanza politica è anche andata in crisi poiché è stata sostituita con la rappresentanza degli interessi privati. L’onorevole
Savino, in una lettera a Il Corriere della Sera, in data 29 luglio 1991, denunciava: «Cosa resta da fare al parlamentare comune? O tentare di entrare nell’oligarchia (…) o specializzarsi in una “mucillagine” e collegarsi alla lobby relativa; o ribellarsi, rischiando la candidatura, salvo essere tollerato (ed emarginato) come il “Pierino” della situazione». Non ci sarebbe da stupirsi se, a distanza di 15 anni, non ci fosse stata un’inversione di tendenza. È evidente come, a monte, ci sia sempre il potere, con l’illusione e la forza simbolica che gli appartengono. Nel sistema romano, la “politica” ha un carattere piramidale: ciò che conta davvero viene deciso solo al livello più alto dei palazzi del potere. La politica si è trasformata in sistema di gestione, di formalizzazione e di concretizzazione di decisioni assunte in sedi extrapolitiche.

È d’attualità la definizione machiavellica della politica, intesa come tecnica dell’esercitare e del conservare il potere. Oggi, la politica sembra risiedere nell’arte di impedire alla gente di prender parte alle faccende che la riguardano. Però, stando alla realtà dei fatti, molti eletti non hanno più la fiducia dei propri elettori. Pertanto, a breve, potremmo assistere al fallimento di élite autoproclamatesi tali. Il fallimento è prossimo poiché i loro membri non sono né più abili, né meno fallibili delle masse che giudicano informi e che pretendono di illuminare. Alla luce di ciò, i cittadini devono riscoprire l’amore per la politica poiché ciò che tocca tutti, deve essere affare di tutti.

Occorre dunque ritornare a partecipare alla vita politica poiché l’uomo, per definizione, è un animale sociale e politico. Se è vero che tutto è politica, è altrettanto vero che quest’ultima è, in realtà, l’arte della decisione in vista del bene comune. E una comunità umana, educata in senso politico, non è facilmente dominabile da chi ha interesse a dominarla o a ingannarla. Il totalitarismo tiene il cittadino all’oscuro di tutto, invece, nella vera democrazia, vige il principio della trasparenza poiché in essa il popolo, partecipando, vede e tocca con mano i problemi. Oggi assistiamo a un “totalitarismo dal volto umano”, perpetrato dai quei politici, certi di un collegio sicuro, che si sono arrogati il diritto di perseguire solo interessi di parte. Ma l’antidoto a ciò esiste e risiede nella prospettiva federalista.

In realtà, il Federalismo, patto tra popoli coniugante decisione e libertà, è un modello autentico di democrazia decentrata, poiché riconosce a pieno titolo le autonomie locali, ma anche di democrazia diretta poiché non può prescindere dalla partecipazione dei cittadini, veri detentori della sovranità. Anche a causa di ciò è combattuto, osteggiato e ogni mezzo viene e verrà dispiegato per demonizzarlo. Essendo cosa nota che le odierne rivoluzioni prendano il nome di riforme, i tentativi di fermare ogni ipotesi di
cambiamento saranno molteplici.

Ma gli impulsi popolari, provenienti da mezza Europa, rappresentano un forte segnale di dissenso nei confronti delle attuali classi dirigenti che, come detto, sembrano non rappresentare più nessuno.

(da Il Federalismo, direttore responsabile Stefania Piazzo)

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