Nei mesi scorsi lindipendenzanuova ha dato notizia di un caso incredibile rilevato da una contribuente savonese e nostra attenta lettrice. Cosa aveva scoperto l’acuta signora? Stava pagando in prima persona, come tanti altri inconsapevoli cittadini, una doppia imposizione fiscale sulla casa affittata in Francia, con perdita però dell’agevolazione prima casa. Da qui inizia la sua battaglia per sollevare l’iniquità della norma. La notizia viene ripresa da riviste di settore, dal Sole24Ore e si arriva, dopo mesi di faticose porte a cui bussare, ad un punto morto. Non per l’incapacità, una volta tanto, dei burocrati di capire l’inghippo all’italiana, quanto piuttosto per il secco no del governo per modificare la norma nella manovra finanziaria appena approvata. Il perché è semplice. Incassare, illegittimamente con copertura di una legge ingiusta, milioni di euro dai cittadini contribuenti. Questo governo non si smentisce sul fronte fiscale rispetto ai precedenti. Fare cassa. (ste.pi.)
di REDAZIONE – Nuovo paradosso per chi possiede case affittate in Francia e l’abitazione principale in Italia. Sommersa da una montagna di calcoli si celava questa lacuna normativa che la contribuente, dopo approfondite ricerche, ha portato alla luce.
Ma la notizia è il veto politico perché, chiarita l’iniquità della doppia imposizione, il direttore della direzione legislazione tributaria e federalismo fiscale, fa sapere: “Purtroppo, la parte politica non ha ritenuto di inserire l’intervento tra quelli costituenti priorità da risolvere con la manovra di bilancio”.
Ma ripercorriamo la vicenda. Si tratta del caso di una contribuente dell’entroterra savonese il cui immobile estero locato, secondo la Convenzione sulle doppie imposizioni tra Italia e Francia, deve essere dichiarato anche in Italia ma, in base ad un calcolo proporzionale italiano, il credito d’imposta concesso sulle tasse pagate all’estero, commisurato al rapporto tra reddito estero e reddito complessivo, copre solo parzialmente l’Irpef scaturita in Italia mentre le addizionali comunali e regionali rimangono integralmente scoperte ed in presenza dell’abitazione principale fa perdere una parte dell’esenzione prevista per legge (articolo 10, comma 3-bis, del TUIR).
La contribuente ha inviato istanza di interpello all’Agenzia delle Entrate ed ha segnalato l’anomalia al Dipartimento delle Finanze del Ministero, proponendo anche una possibile soluzione.
Entrambe le hanno risposto convalidando e confermando quanto sostenuto ma, per risolvere il problema di questa doppia imposizione fiscale vietata dalla Legge, è necessario un intervento legislativo.
La vicenda ha avuto molta visibilità. E’ stata riportata nel mese di settembre su diverse importanti testate giornalistiche, oltre che su L’Indipendenza Nuova anche su Il SOLE 24 ORE in prima pagina della sezione NORME E TRIBUTI, sul Secolo XIX, sull’Ancora, su Trucioli Savonesi, su Uomini Liberi, su Legislazione Tecnica, su Quotidiano del Diritto, su Confedilizia.it e su Centro di Cultura Condominiale. Askanews è interessata alla pubblicazione della sua segnalazione sia a livello nazionale che internazionale visto che si tratta di rapporti di reciprocità fiscale con altri paesi e non solo con la Francia ed ha avuto contatti anche con Striscia la Notizia.
Il Dipartimento delle Finanze del Ministero, nell’ultima mail inviata pochi giorni addietro, ragguaglia la contribuente sugli sviluppi della sua segnalazione relativa all’effetto distorsivo che l’attuale formulazione della norma sul credito per le imposte pagate all’estero determina, in presenza di un’abitazione principale.
Precisa di aver provveduto a rifinire la norma correttiva ed a corredarla della relativa relazione illustrativa e della relazione tecnica, contenente la stima degli effetti sui conti pubblici e successivamente di aver inviato il tutto all’Ufficio Legislativo Finanze, al fine di verificare la possibilità di inserire la disposizione in sede di conversione del decreto legge fiscale, ovvero nella legge di bilancio. Riconfermando l’esattezza dell’errata duplicazione dell’imposta sollevata dalla Valbormidese.
Segnala che, purtroppo, la parte politica non ha ritenuto di inserire l’intervento tra quelli costituenti priorità da risolvere con la manovra di bilancio. Ha però assicurato che provvederà a riproporre la norma di correzione nelle prossime occasioni in cui si verificherà la disponibilità di un veicolo legislativo. La contribuente non demorde, ritiene che uno specifico DL , compatibilmente con i tempi per l’inserimento nelle dichiarazioni dei redditi 2019, sarebbe ottimale.
Diversamente un Decreto Legge con le opportune coperture, nell’eventuale manovra correttiva di giugno, potrebbe rappresentare il veicolo giusto perché trattasi di una norma fiscale inserita in un DLFiscale. Interpellata un’agenzia immobiliare francese in merito alla presenza di italiani con case in Francia, è scaturito che per quanto riguarda la zona di Mentone la percentuale, si aggirerebbe sul 30% mentre a livello nazionale sul 4-5%.
Nella convinzione che tale intervento sia un’importante equa priorità da inserire tra le novità normative e correttive, la contribuente continua la battaglia in attesa di sviluppi.