Era meglio il governo gialloverde? O forse è meglio il governo svizzero?

svizzera ue

 

Due modelli a confronto: il governo nato dall’alleanza Lega-5Stelle nel pezzo di Mario di Maio e la replica del direttore dell’indipendenzanuova, sul modello svizzero. Ecco il botta e risposta.

di Mario Di Maio – Piaccia o no, nel bene e nel male il modello del “contratto di governo” inaugurato da Lega e 5Stelle e inopinatamente interrotto e’ un modello che, sopratutto nei Paesi ad alta litigiosità politica come il nostro, dovrebbe essere adottato stabilmente.

Nella sostanza consiste in un accordo che prescinde da ogni condizionamento di natura ideologica e mira ad individuare ed approfondire le necessità di una Nazione e provvedere in ordine di urgenza per quanto possibile in relazione alle risorse disponibili o acquisibili a breve. Praticamente si tratta di mandare in pensione le alleanze “a destra” come “a sinistra”, finora ” obbligatorie” ma di fatto superate anche in Europa e non solo. Non è un caso infatti che la Merkel abbia molto più agevolmente governato con i socialisti, anziché con i “destri” tedeschi. E perfino i rapporti fra Trump e Putin non sono certamente da guerra fredda.
Aggiungo che le campagne elettorali si semplificherebbero perché necessariamente orientate “per” raggiungere obiettivi e non “contro” l’eliminazione dei presunti concorrenti. E così il fascismo o il comunismo di qualcuno risulterebbe non da etichette prefabbricate ma da quello che propone in concreto.
Certo, il sistema va studiato bene e perfezionato. Da noi ha già funzionato per oltre un anno.
di Stefania Piazzo – Caro Mario, il modello a mio parere non è l’accordo Di Maio-Salvini quanto piuttosto la Svizzera. Diversi, ma uniti per il bene comune. Qual è il bene comune perseguito dal governo caduto al Papete? Salvini ha staccato la spina perché ha detto che riceveva solo dei no. Dunque così d’accordo non andavano. Ma qual è il bene comune gialloverde? Il reddito di cittadinanza? La negazione, la cancellazione della questione settentrionale? Una politica basata solo sul consenso popolare basato sulla chiusura dei porti? Non è meglio la praticità elvetica, un governo composto da sette membri eletti dalle Camere?
I primi dieci  paesi che svettano in testa alla classifica sulla competitività sono tutti federali (tranne Singapore). Nella Costituzione svizzera, poi, sta scritto che lo Stato può riscuotere sì l’Iva, ma al massimo al 6,5% di aliquota. Vuol dire che chi è al governo non può aumentare le tasse senza cambiare la costituzione…
Chi comanda in Svizzera non sono i Di Maio o i Salvini ma i cittadini. Il federalismo non è per loro qualche euro in più o in meno ma un modo di intendere la vita. Tanto che l’articolo 3 della loro costituzione afferma che la sovranità non è dello stato ma dei cittadini. Lo Stato svolge i compiti che gli enti territoriali delegano allo stato! Da noi lo stato è Dio. Anzi, dio patria e famiglia.
In Svizzera ci sono diversi popoli, lingue diverse ma tutti lavorano per un obiettivo comune. In Italia no. I partiti che prendono più voti vanno al governo insieme, da noi come lo chiamano? Inciucio! Forse perché in Italia l’obiettivo comune non è trasferire un sistema paese che funziona dove non c’è buon governo, ma gestire il potere.
Invidio gli svizzeri perché il loro è anche un governo di milizia, i politici svizzeri per campare lavorano, non esiste il mestiere di politico. E poi vige il principio di collegialità, nella loro costituzione: vietato litigare! Né tirano a campare per eleggere il capo della confederazione. Il presidente dura un anno ed è uno dei 7 ministri, è insomma uno inter pares e il suo nome è sempre scritto in minuscolo. Da noi si resta Onorevoli con la o maiuscola per tutta la vita.
Insomma, c’è qualche scheggia di tentativo nel governo gialloverde di fare un po’ di “federalismo”, cioè mettersi insieme per un programma comune. Ma che sia stato tutto per il bene comune non mi pare.
La vera contrapposizione è, se vogliamo restare nell’ambito del dibattito, tra conservare una forma di stato superata o avere il coraggio di cambiare. Anche se nulla si può fare se l’ignoranza vince e la conoscenza come valore e priorità non abitano a casa nostra. Tra maggioranza e opposizione schiere trasversali di analfabeti con e senza ritorno dominano il campo. Non c’è luce in fondo al tunnel. Ah, a proposito, in Svizzera usano il referendum per orientare e dirigere i cambiamenti. In Italia i social netwwork.
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