Emergenza lavoro: per un italiano su 4 viene prima dell’immigrazione

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di STEFANIA PIAZZO – Emergenza lavoro o emergenza barconi? Francesco Giavazzi, apriva l’altro giorno sul Corriere della Sera con “Promesse mancate sulle tasse”, un editoriale, non il primo critico contro l’esecutivo giallo-verde, in cui si dava notizia di un sondaggio pubblicato sullo stesso quotidiano. “I cittadini – scrive l’economista – non hanno subbi: per tre italiani su quattro “il problema più urgente da risolverè il lavoro”. Non il welfare o l’assistenza – si legge ancora – cioè pensioni e reddito di cittadinanza: questi vengono molto dopo”.

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Dopo il fuoco elettorale, si fanno i conti con la realtà… “Più lavoro vuol dire innanzitutto i meno tasse sul lavoro”.  Ma la manovra del popolo non taglia le tasse, e la pressione anzi si sa, crescerà oltre il 42%. Se l’Ufficio studi del consiglio nazionale dei commercialisti dice che dal 2019 al 2021 ci saranno 7,3 miliardi di nuove entrate in più, per effetto di condoni, più 12,4 miliardi da vere e proprie tasse, compreso il volontariato colpito dall’erario, si capisce che ripresa non se ne vedrà. E siccome saranno sbloccate le tasse locali, cosa faranno gli amministratori locali a cui Roma non trasferisce più un fico secco?

Fino a quando Salvini riuscirà a attrarre simpatie chiudendo i porti, ammonendo i sindaci, creando poteri di polizia più ampi per la sicurezza, pensando che la gente non si accorga che tutto attorno si sta desertificando, il governo andrà avanti e Salvini sbandiererà il suo 30%. Poi, i conti senza l’oste, cioè gli elettori, prima o poi arriveranno.

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