Qualche anno fa, organizzando a Mantova la presentazione di un libro del Prof. Battaglia, climatologo e docente di chimica ambientale a Modena, dall’esplicito titolo “L’illusione dell’energia dal sole”, mi resi conto che responsabili e amministratori locali mi trattavano come una specie di appestato. Il motivo lo intuii successivamente, assistendo ad alcuni incontri pubblici organizzati da istituti di credito e finalizzati alla divulgazione di particolari prodotti finanziari.
In uno di questi, un dirigente cercava di interessare un platea di agricoltori dell’alto mantovano con seri riferimenti scientifici, descrivendo l’energia fotovoltaica come il futuro della nostra strategia energetica nazionale.
In sostanza, è successo che molti istituti di credito si sono trasformati in appassionati informatori scientifici per cercare di convincere la loro tradizionale clientela ad installare, su campo o sui tetti, grandi superfici di pannelli solari. Mutui pluriennali che, con l’incentivo del rimborso pubblico e la garanzia di qualche rogito di famiglia, stanno indebitando migliaia di cittadini ed enti pubblici, aumentando la potenza installata di fotovoltaico , spesso” made in China”, che tutti contribuiamo a pagare con le nostre sempre più care bollette.
Senza entrare nel dibattito apertissimo sull’inadeguatezza dell’attuale fotovoltaico e sul suo reale contributo al fabbisogno nazionale, va riconosciuto che, ovviamente, non c’è niente di male nel cercare di vendere i propri prodotti finanziari. C’è molto di male se, per venderli, il banchiere si mette il cappello del divulgatore scientifico e si lancia in spericolati teoremi del tipo: 1mq di fotovoltaico = 1 barile di petrolio, affermazione difficilmente accettabile in terza liceo e, invece, tranquillamente accettata nei meeting informativi come dimostrazione indiscutibile della efficacia di quella scelta.
Se a pensar male si fa peccato ma ci si indovina, appare molto meno misterioso l’interesse delle banche per le energie rinnovabili ed è piuttosto curioso verificare come nessun complottista, che fino a ieri tuonava contro gli interesssi delle lobby del nucleare e del petrolio, oggi si accorga dell’enorme affare che si muove dietro l’incentivazione culturale ed economica di certe scelte energetiche.