E’ tempo che la Lombardia cammini con la sua velocità e le sue gambe

La Lettera
di Angelo Coppi – Allora, cerco di riassumere per chi non ha le mie stesse idee e visione riguardo a questo Stato, ma che vive e lavora qui in Lombardia.  Lo spunto è questo: viene individuata nella area della vecchia fiera un’area dove costruire un ospedale per 500 persone in terapia intensiva. Regione mette lo spazio e la protezione civile di questo pseudo stato mette i macchinari.

Questi gli accordi iniziali. Succede poi che la protezione civile si renda conto che non è in grado di soddisfare la richiesta. A questo punto in un paese normale, il governo di una regione con 10.000.000 di abitanti, deve poter essere libero, ma doveva essere libero fin dall’inizio dell’emergenza, di muoversi come meglio crede e acquistare i macchinari dove più gli aggrada.

I soldi ci sono, Regione Lombardia cioè tutti noi mette ogni anno 55 miliardi in più rispetto a quello che riceve dallo stato centrale. Quindi la regione è più che in attivo economicamente. Mi pare abbastanza scontato e logico che soprattutto in una situazione di emergenza come questa, possa sentirsi libera di agire e spendere il proprio denaro per i suoi cittadini. Proprio denaro. Suo. Bene, tutto questo in questo paese non si può fare, perché tutto deve essere avvallato dallo stato centrale. Un po’ come se uno, maggiorenne e vaccinato, lavora tanto mette via i soldi perché è parsimonioso e virtuoso ma non può spendere i suoi soldi perché suo padre glielo vieta. il problema che suo padre  ha il vizio del gioco e per bere e giocare usa i soldi del figlio.

Credo che il paragone stia in piedi. Sta di fatto che Regione Lombardia non può muoversi in autonomia.   E durante questo tempo e per non fare figli e figliastri la gente qui in Lombardia, muore. Muore in nome della presunta unità nazionale. E la storia ci insegna che quando tirano fuori la patria e l’unita nazionale ci sono stati, ci sono e ci saranno un gran numero di morti. Veri, tutto questo non è un film purtroppo. Ecco perché auspico che si vada oltre alla sola autonomia regionale economica e di competenze. È ora che si cammini da soli, ognuno coi suoi tempi, con la propria velocità, con le proprie esigenze e con la propria burocrazia. Evviva la Lombardia libera!

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