di Mario DI MAIO – In un’Europa sempre più sfilacciata le forze politiche guardano con forte preoccupazione l’avvicinarsi della prossima scadenza elettorale continentale.
Sempre più spesso invocano il ritorno ai valori fondanti della Comunità ma non sanno dove e come andarli a “ripescare”.
Ed è penoso che nessuno o quasi si preoccupi di invocare il ritorno alle radici cristiane che nei secoli avevano gradatamente permeato le coscienze dei nostri popoli, unificandone la sensibilità etica giuridica e culturale.
Il loro abbandono ovviamente non poteva non avere conseguenze negative sulla coesione e l'” idem sentire” delle diverse nazioni.
Sicché da anni ormai si cerca di colmare il vuoto provocato dalla scomparsa “ufficiale” della trascendenza cristiana dall’orizzonte europeo con astruse elucubrazioni di derivazione massonica in vista di una generale pacificazione “laica” che non si riesce neanche a intravedere che cosa sia.
Inoltre di recente gli stakanovisti dell’Unione Europea di impostazione bancario/globalista hanno adottato la strategia di addossare ai sovranisti/populisti la responsabilità di ogni fallimento avvenuto e di ogni futura disavventura che possa colpire il vecchio continente. Come se la deriva sui valori non fosse piuttosto responsabilità da spalmare a più livelli.
I partiti tradizionali farebbero molto meglio a predisporre programmi elettorali innovativi e coraggiosi in modo da poter intavolare al momento opportuno trattative intese a raggiungere ragionevoli compromessi, senza pregiudiziali di schieramento.
Viceversa in Europa sarà paralisi, e ne approfitteranno definitivamente “Altri”.