di STEFANIA PIAZZO – Due righe sui fatti di Rimini, per chi non ricorda l’aggressione dell’inverno 2016 a Colonia… Per conquistare l’Occidente, che si sta ammazzando già da solo a partire da Bruxelles, bastano due cose: conquistare il terreno, e lo stanno facendo, e poi prendere le donne occidentali. E’ la strategia della guerra. Ma mentre in Italia non abbiamo sentito né i pacifisti né gli ideologi da sacrestia denunciare né lo stupro di massa di Rimini né, a suo tempo, la violenza che si era registrata a Colonia così come in altre città tedesche, comprendendo che siamo davanti ad un piano di sterminio della democrazia e della nostra sovranità nazionale (non quella romana, ma quella di casa nostra, che è quella che ci interessa), non possiamo non ricordare l’uscita determinata, coraggiosa, di una donna che fa politica. Anzi, di più, che è ministra in Svizzera della giustizia e della polizia.
Infatti, da Berna, Simonetta Sommaruga in una intervista ribadì due anni fa ben chiaro che se non si rispettano le persone, le donne in primis, per coloro che non lo capiscono e non lo accettano “non c’è posto da noi”. Stava scritto su 24Heures e La Tribune de Genève.
E così la consigliera federale aveva espresso tutta la propria intransigenza: “Bisogna essere molto chiari e lo dico anche in quanto donna: il modo di trattare le donne è centrale in ogni società. Non ci sono scuse, non ci sono eccezioni, non c’è di che relativizzare questo principio”. Appunto, il tutto relativo… Che fa dimenticare e mediare sui valori.
“Ciò che ci aspettiamo da tutti, anche da coloro che vengono da molto lontano e non conoscono la nostra cultura, è il rispetto delle donne! Dobbiamo spiegarglielo” si da quando sbarcano fino a quando stazionano nei centri e quando poi chiedono l’integrazione. “Ma quelli che non stanno al gioco non possono restare nel nostro Paese”.
Come avremmo voluto sentire dal presidente Mattarella o Renzi, o Boldrini… queste ferme parole che ripristinano la supremazia del diritto e della civiltà. Ma forse, prima, viene la solidarietà al martirio della nostra cultura. Solidali una volta devastata.