Euroscettico e difensore a suo dire della ‘gente normale’. È Norbert Hofer, il candidato dell’ultradestra alle presidenziali dell’Austria. Terzo vice presidente del Parlamento, 45 anni, sposato in seconde nozze, ha quattro figli e in passato ha lavorato come ingegnere in una compagnia aerea prima di lanciarsi nel 1994 nella carriera politica nel Partito della libertà austriaco (FPÖ). Ama definirsi un moderato ma al tempo stesso, con il sorriso, difende le sue idee. È il volto meno aggressivo del partito capitanato da Heinz-Christian Strache. Nonostante sia uno degli ideologi della formazione politica (è coautore del programma elettorale), fino ad alcuni mesi fa era un volto quasi sconosciuto.
Tuttavia, lo scorso maggio, ha ottenuto il miglior risultato nella storia dell’FPÖ, battuto per circa 31mila voti dal candidato ecologista e progressista Alexander Van der Bellen. Le elezioni vennero però impugnate dall’FPÖ e annullate per alcune irregolarità nei conteggi dalla corte costituzionale. Per raggiungere un risultato così importante, Hofer ha saputo sfruttare il malessere di parte della società per l’arrivo di circa 120mila profughi dall’inizio del 2015, in un Paese dove vivono 8,8 milioni di persone.
Inoltre, ha puntato su un discorso anti-sistema, contrapponendosi alla grande coalizione tra conservatori e democratici, che si alternano alla guida del governo e alla presidenza dal 1945. Durante la campagna elettorale ha più volte ribadito il principio di “prima l’Austria e gli austriaci”, sia nell’accesso al mercato del lavoro sia a per quel che riguarda i servizi sociali.
Il candidato dell’FPÖ, costretto a camminare con l’aiuto di un bastone dal 2003, a causa di un incidente con il parapendio, parla con toni bassi, senza alzare la voce, si definisce come un uomo di centrodestra dotato di sensibilità sociale.
“L’islam non fa parte dell’Austria”, ha ripetuto in diverse occasioni e ha messo in guardia dall’alto indice di nascite tra i migranti. Si è inoltre espresso contro il matrimonio gay e contro i diritti di adozione per le coppie dello stesso sesso. Altra fobia di Hofer è l’Unione europea. Tra le sue volontà anche quella di rinazionalizzare le politiche passate al blocco. Pur non avendo parlato apertamente di una possibile uscita dall’Ue, ha però detto che potrebbe sostenere l’organizzazione di un referendum sul modello di quello britannico, nel caso in cui il blocco andasse sempre più verso una centralizzazione.