di Valter Roverato – Ma vi pare che in questo paese sia proprio il popolo a decidere? Questa domanda, che i politici italioti lo sappiano, se la fa anche il cittadino, il quale è chiamato al voto, elegge il suo rappresentante, il quale, poi…. fa ciò che vuole, ed è questo che la costituzione-più-bella-del-mondo dice, perché chi viene eletto non rappresenta l’elettore, ma tutto il paese. Il parlamentare quindi non rappresenta l’idea dell’elettore che lo vota, ma rappresenta l’Italia intera. Ma stando così le cose, allora a cosa servono i partiti?
A cosa serve che io la pensi in un modo, voti il mio rappresentante che poi può andare in parlamento a sostenere un’idea anche opposta alla mia? Secondo me è questo il principale problema italiano: l’elettore, il cittadino, non sente di essere rappresentato in parlamento, e quindi si chiede: perché andare a votare? E ci va sempre meno, infatti.
Contemporaneamente, calando il numero degli elettori, aumenta il numero dei partiti, proprio perché i “politici” sentendo venir meno l’elettorato, desiderano sempre di più avere un posto certo, ben pagato, senza praticamente lavorare sul serio, che assicuri loro anche una futura buona pensione, la visibilità mediatica, la ribalta, insomma. Per essere eletti, per esserne certi, fondano dunque ognuno un proprio partitino, che non importa se magari verrà votato solamente dai propri vicini di casa, ma che darà loro la sedia romana, la continuità, il famoso “posto fisso”, che tutto il resto del paese è destinato ad avere sempre di meno.