di Luigi Negri – Confesso di non aver avuto mai molta simpatia per i social: vi trovo spesso infatti persone, anche più anziane di me, che mi erano sempre apparse moderate ed equilibrate, improvvisamente pronte a riversare su questi “nuovi” strumenti di comunicazione tutti i loro sentimenti peggiori: le loro rabbie, i loro rancori e le loro evidenti frustrazioni.
L’utilizzo che ne faccio è estremamente parco: giusto nel tempo libero mi diverto a postare su facebook qualche frase generalmente condivisa dai miei pochi e selezionati amici.
Così è successo qualche giorno fa quando, ritrovando una interessante frase di J.F. Kennedy, ho pensato di pubblicarla –citando naturalmente la fonte-, “The ignorance of one voter in a democracy impairs the security of all.” (L’ignoranza di un elettore in una democrazia compromette la sicurezza di tutti”).
Tra i commenti, quasi tutti positivi, ce ne è stato uno che assolveva da ogni responsabilità gli elettori puntando il dito sugli eletti; avevo così l’opportunità di rispondere: “ma la classe politica non è nominata dallo Spirito Santo, bensì, ahimè, eletta dal popolo sovrano”.
Non ringrazierò mai abbastanza questa persona perché il suo intervento mi ha fornito l’opportunità di interloquire con il mio caro amico Domenico che si è inserito nel dibattito sostenendo che: “I candidati non vengono scelti dal popolo sovrano ma dai partiti. Aiuterebbero molto regole e magari test d’ingresso per essere candidati. Mettere in discussione il suffragio universale è inutile oltreché ingiusto”.
Ecco la mia risposta: “Ciao Domenico, scusami se rispondo solo ora al tuo interessante e stimolante commento che condivido solo in parte. Come ben sai infatti in quasi tutte le elezioni (europee, regionali, comunali, consigli di zona) parlamentari e consiglieri vengono eletti attraverso i voti di preferenza espressi dal “popolo sovrano”; per il parlamento invece non si possono esprimere voti di preferenza – cosa che a me non piace per niente -, tuttavia i nomi dei candidati compaiono sulle schede elettorali e sono ben visibili sui manifesti pubblici per cui l’elettore ha piena coscienza di chi intende eleggere.
E’ bene inoltre ricordare che il voto di preferenza per le elezioni politiche è stato abrogato a furor di popolo (sovrano) nel 1993 attraverso un referendum che vide una grande partecipazione – oltre il 77% – con un risultato quasi plebiscitario: 82,74%, di sì: quasi 29 milioni di italiani (contro i poco più di 19 milioni che qualche anno prima avevano votato a favore della legge sul divorzio).
Riguardo al fatto che i candidati vengano scelti dai partiti ti rispondo: magari! I partiti, che hanno sempre avuto una voce plurale, ricoprendo un importantissimo ruolo politico e sociale nella storia d’Italia, oggi non esistono più: sono stati sostituiti da evanescenti comitati elettorali quasi sempre monocraticamente governati da aspiranti ducetti (o ducette) che, ahimè, esercitano grande fascinazione sul popolo.
Sono invece pienamente d’accordo con te quando, riferendoti all’elettorato passivo, sostieni che “aiuterebbero molto regole e magari test d’ingresso per essere candidati” o, aggiungo io, qualche forma di garanzia e di selezione.
Da ultima la questione dell’elettorato attivo: credi proprio che sia giusto celebrare acriticamente l’insindacabilità del “popolo sovrano” quando nel corso della storia ha dimostrato millanta volte di operare scelte elettorali che gli sono rivoltate contro? e che oggi è ancora più esposto a questo rischio in ragione della propria sottocultura politica? non chiedo tanto, ma se estendessimo quel “test di ingresso” di cui parli anche agli elettori non credi che li stimoleremmo ad acquisire una maggiore autonomia di pensiero? e che in questo modo manderebbero a quel paese giornalisti, opinionisti, conduttori e politici che speculano sulla loro ignoranza? Mi auguro di potermi presto confrontare con te su questi temi.”
Da persona intelligente ed educata quale è Domenico rispondeva ringraziandomi per gli “esaustivi approfondimenti”.
Morale: anche i social, se ben utilizzati, possono avere una valenza di arricchimento quando passano attraverso il civile confronto, lasciando agli odiatori del web le loro infelici elucubrazioni.