Disney, non c’è magia. A casa in 28mila per la crisi Covid

Mentre crescono i timori per le conseguenze sanitarie della seconda ondata del Covid-19, l’economia mondiale deve fare ancora i conti con gli strascichi del primo tsunami, che dietro di se’ ha lasciato una distesa di macerie: eloquente il dato dell’economia Usa, affondata nel secondo trimestre con una contrazione del Pil pari al 31,4%. Restrizioni e riprese a singhiozzo, insieme al calo del turismo, hanno fatto pagare il loro prezzo da ultimi a molti dipendenti dei parchi a tema della Disney.

Il colosso del divertimento ha fatto sapere di aver licenziato 28 mila persone negli Usa per colpa della pandemia. Il 67% di loro sono lavoratori part-time. In questo scenario ogni settore si trova costretto a fare il proprio bilancio della tragedia economica, che si sovrappone a quella medica, e ora c’e’ chi stima una perdita fino a 46 milioni di posti di lavoro nel mondo per la grave flessione del traffico aereo. Un quadro tracciato dagli esperti dell’Air Transport Action Group, con base a Ginevra. A rischio ci sono in primis gli impieghi del settore: compagnie aeree costrette a tenere a terra la flotta, aeroporti, produttori di componenti.

Ma poi c’e’ anche il turismo legato ai voli, vittima di una flessione senza precedenti.

Immagine dalla pagina ufficiale di Disneyland

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