di ROBERTO BERNARDELLI – E’ davvero imbarazzante, lo dico da imprenditore, far crescere solo i contratti precari. E’ il decreto dignità, quello che doveva dare lavoro al mondo. Invece non è così. Scendono anche i contratti stabili. Non c’è più etica, non c’è più economia ma solo incertezza. E neppure meritocrazia. Il giro di vite sui rapporti di lavoro a tempo che doveva portare secondo il decreto dei Cinque Stelle, a fermare lo sfruttamento, la ripetizione di contratti a breve termine, ha invece portato ad un arretramento dell’occupazione. Per l’Istat, sono cresciuti invece i dipendenti a termine (+1,5%, pari a 47mila in più), vanno giù i contratti stabili, meno 35mila unità in un mese (dicembre 2018).
E’ un andamento negativo che registra anche il 31,9% di disoccupazione giovanile. Sono numeri sudamericani. In più chi non lavora e ha smesso di cercare per l’efficienza dei centri per l’impiego e per la situazione degenerata del mercato del lavoro, sono cresciuti di 28mila unità. E i dipendenti a tempo indeterminato sono scesi di 88 mila in meno in un anno. Grazie governo.