di MASSIMILIANO PRIORE – Vent’anni senza Fabrizio De André. In questo pezzo parlerò di lui e lo farò in due modi diametralmente opposti, positivamente e negativamente. Del resto, i sofisti ci hanno lasciato in eredità le antologie, vale a dire la possibilità di sostenere un argomento e il suo contrario. Naturalmente, ne parlerò da punti di vista che ci interessano, senza toccare aspetti come la poesia.
Nel 1983 usciva “Creuza de ma”, considerato uno dei capolavori della musica italiana. Per chi non lo sapesse, questo album è interamente in lingua genovese. Genovese antico, anche in omaggio al periodo in cui la Superba, i suoi navigatori e i suoi mercanti erano protagonisti nel Mediterraneo e in cui Genova subì l’influenza del Mediterraneo. Un omaggio, quindi, all’apertura, alla contaminazione, agli scambi commerciali e culturali. Sia che si guardi all’Europa, sia che si guardi al Mediterraneo, la via non è mai la chiusura nella propria piccola patria. Questo De André lo ha capito e lo ha cantato. Anche nei due album successivi ha utilizzato il genovese, seppur non in tutti i brani: ne “Le Nuvole “, la prima parte è in italiano, mentre in “Anime salve” sono in ligure “A cumba” e il coro di “Dolcenera”. Un altro brano da menzionare qui è “Via del Campo”, che testimonia un legame stretto con la propria città. In un concerto sottolineò l’importanza dei dialetti per la crescita dell’italiano. D’altra parte, però, ha tradotto molto e ha guardato molto a Nord, soprattutto alla Francia. È come se avesse sottolineato, in tutta la sua produzione, l’importanza delle radici e dell’Internazionalità, sapendo anche che la vocazione internazionale appartiene all’anima di città come Genova e Milano. Non dimentichiamo, poi, le canzoni contro la guerra e quelle a favore dei diritti civili, due capisaldi del mondo che vorremmo.
Passiamo alla critica. Premetto che non scriverò con piacere questa parte poiché ho sempre avuto un’ammirazione sterminata per lui, ma alcune domande me le sono poste. Soprattutto una: alcuni suoi aspetti non hanno creato un terreno favorevole alla nascita del grillismo? Gran parte della sua produzione è all’insegna della ribellione all’autorità costituita e non mancano critiche all’informazione main street. Una frase su tutte: “se avete preso per buone le verità della televisione”. Aggiungiamo che era considerato anarchico ed era apprezzato da un pubblico di una galassia politica tra sinistra e anarchia. Però, per molti era un’auctoritas, un maestro di vita. E i grillini non sono persone contro il sistema e i mezzi di comunicazione ufficiali che credono ciecamente nel proprio guru? Non dimentichiamo, inoltre, che per certi aspetti i Cinque Stelle hanno ereditato lo spirito dei Verdi e che una loro componente è di estrema sinistra, soprattutto per quanto concerne ecologia ed economia. Attenzione: non sto dicendo che se Fabrizio De André fosse vivo sarebbe pentastellato (però il figlio lo è), ma che alcune sue posizioni possono aver aiutato il grillismo a nascere. Certo, non c’è un legame necessario causa-effetto, ma questo si trova solo nelle scienze esatte come fisica e astronomia. Del resto, io ho casa tutti gli album di De André, l’ho visto tre volte dal vivo e non mi sognerei mai di votare Movimento Cinque Stelle.