di Valter Roverato – Ma perché, ci avevate creduto? Davvero avevate pensato, anche per un momento, che questo stato centralista ci avrebbe dato una qualche forma sia di autonomia, sia di indipendenza? Beh, è bello credere in qualcosa: c’è chi crede nella terra piatta, chi nelle scie chimiche, c’è chi crede di essere Napoleone, chi crede che uno specchio o una macchina fotografica ti possano rubare l’anima, addirittura in Turchia credono che chi mastica un chewing-gum di notte sia un cannibale, per cui allora si può anche credere che questa italia, spaventata da un paio di referendum, ci avrebbe immediatamente dato autonomia, indipendenza ed altro, pregandoci in ginocchio di lasciarle almeno le briciole…
Fatto sta che si è fatto fatica per organizzare un referendum, si sono chiamati Veneti e Lombardi al voto illudendoli che solo così sarebbe andata bene, anzi in precedenza qualcuno addirittura si era fatto eleggere presidente di Regione promettendo che il 75% delle tasse sarebbe rimasto dove veniva prodotto il reddito che le generava, cioè al Nord. Ed il risultato è stato positivo, e chiaramente i votanti non potevano che dire di sì, che volevano assolutamente l’autonomia, quella prevista dalla stessa costituzione del paese, ed era ovvio, perché sarebbe stato come chiedere ad un bambino se voleva caramelle a volontà: si poteva dire di no?
Bene, a distanza di più di 1500 giorni da quel voto stiamo ancora aspettando che il sogno diventi realtà, mentre intanto il governo romano ha altre cose da fare, tipo assicurare ai suoi componenti la pensione, rimanendo in carica anche se mai voluto e votato dagli elettori, poi risistemare l’economia disastrata certamente dal COVID, ma anche da una crisi che risale a prima del virus, e magari anche sotto sotto studiando come evadere da quella richiesta fatta da Veneto e Lombardia in primis, ma anche da altre regioni poi.
Sì, evadere da, ho detto, perché si tratterebbe proprio di studiare una vera e propria evasione dalla richiesta (e non “della” richiesta), dato che immagino che Roma non abbia alcuna voglia di concedere né autonomia, come chiesto dalle regioni e concesso dalla sua costituzione, né tanto meno indipendenza, come invece sarebbe previsto dalle normative internazionali sull’indipendenza dei popoli, sottoscritte anche da Roma stessa, né, figuriamoci, anche solamente una revisione storica del referendum del 1866 che annetteva il Veneto all’Italia, quel cosiddetto “plebiscito” (truffa) che se si tenesse oggi con le stesse modalità di allora, sarebbe fuorilegge, criminale, non valido, e mi fermo qui.
Stiamo aspettando che il sogno diventi realtà, dicevo, e credo che quel sogno rimarrà tale, a meno che non si sbandieri come vittoria una qualche forma di concessione su alcune materie (e mai su “tutte” le materie previste in costituzione e chieste dal Veneto), sulle quali poi naturalmente Roma dovrebbe avere l’ultima parola fino ad arrivare a riprendersi in carico le materie stesse se e quando lo volesse. Praticamente il governo centralista potrebbe concederci le briciole, mendicate con la farsa del referendum, salvo riprendersi anche quelle quando lo volesse. E questo col benestare di tutti gli appartenenti all’arco costituzionale italiota, ex-leghisti, ora tricolori, compresi.
Ed il popolo beota canterebbe vittoria, perché glielo direbbe Roma, e si farebbero feste e festicciole varie, ma nulla cambierebbe, ed il giogo romano rimarrebbe sul nord, che continuerebbe a lavorare ed a pagare a beneficio dell’altra parte del paese, che continuerebbe a ricevere ed aspettare le uova d’oro della gallina nordista (grazie, Bossi dei tuoi manifesti che spiegavano così bene la situazione!!!).
E così, Veneti e padani tutti, seguite sempre pedissequamente ciò che vi dice Roma, che così si va molto lontano, sicuri e soprattutto autonomi…
Viva San Marco