di MARIO DI MAIO All’indomani delle “politiche” dello scorso marzo avevo parlato di secessione democratica da Roma, certificata dalle votazioni, che si erano trasformate in referendum per i risultati prodotti su tutto il territorio nazionale.
A parte la natura e la durata dei governi ora possibili la consultazione ha provocato anche, in relazione alle caratteristiche dei due partiti vincitori un vero terremoto nelle regole non scritte della democrazia, dovuto alla pratica scomparsa dei partiti “tradizionali”, cioè di quelli che accorpandosi, dividendosi, e moltiplicandosi, hanno fatto il bello e il cattivo tempo dal ’45 ad oggi.
Fascisti, comunisti, democristiani, liberali, socialisti ecc. si sono sempre riferiti a valori più o meno alternativamente condivisi dalla popolazione, che però hanno sistematicamente disapplicato.
E sono stati puniti tutti.
Ma, sterilizzati finalmente i partiti tradizionali, occorre finalmente perseguire i valori tradizionali (identità libertà giustizia solidarietà’ ecc.) con ogni mezzo, perché insieme con l’acqua sporca non venga buttato via anche il bambino. E perché il terremoto scaturito abbia un senso, cioè permetta finalmente agli elettori di riconoscersi negli eletti.
Anche in Europa i partiti tradizionali sono in crisi e non sembra che la salvezza del continente possa arrivare dalla puntuale osservanza delle regole dell’ U.E..
A Londra e in altre capitali lo hanno capito. Speriamo che lo capiscano anche a Berlino e a Parigi.