Dal tormentone del referendum al voto Clinton-Trump. Ma cosa cambia davvero? Forse niente, finché l’Europa ha soldi

US Secretary of State Hillary Clinton visits Kosovo.di TILLER – Buon giorno Padania. E se vincesse Trump? Referendum SI, referendum NO,  mi vengono ormai su per il  naso, le orecchie, lo stomaco … e anche più giù. Non se ne può più. Della riforma non gliene frega nulla a nessuno di costoro. La partita è di potere. E’ un voto politico  mascherato da riforma. Renzi vuole vincere contando i voti. Quelli della riforma. Se perderà dirà che non era un voto politico. Se vincerà, il contrario e ce lo ritroveremo sul groppone per il prossimo ventennio.

I cicli italici  di  uomini “nuovi”, sono di quella durata media.  Seguire i vari dibattiti è sentirsi presi allegramente per i fondelli. Meglio seguire gli USA. Guarda caso anche c’è chi sostiene che, se vince era tutto regolare. Se perde, era tutto un imbroglio. Io non sono un sostenitore della Clinton. Ma non voterei certo mai Trump. Non sono americano e credo di non riuscire a capire bene. Li lascio nel loro brodo, come è giusto che sia. Tuttavia gli USA incidono e non poco, sulla nostra vita quotidiana. Dare un occhio, è prudente. E se vincesse Trump? L’ipotesi non è poi così peregrina. Laggiù votano in pochi. Basterebbe un qualche punto in più di votanti a fare la differenza.  In fin dei conti quello che si sta profilando nelle nostre stanche “democrazie”. Molto del voto qualunquista, il voto dalle ricette facili alla “ghe pensi mì” di italica memoria, non vota certo Lei. Potrebbe non andare a votare.  Buona scusa per  giustificare  la propria modesta coscienza. Ma potrebbe fare il contrario. Pur di non  far vincere la Clinton va a votare Trump.  Voto di protesta da noi ben noto.

Chi cova l’ idea in testa di farla pagare al potere precostituito, che nella grassa America dove vanno al potere i soldi è una realtà consolidata, non credo  si dichiari facilmente nei sondaggi. Certo il personaggio, Trump, su molte questioni è sopra le righe. Ma quanta gente non lo è, almeno dentro di sé e/o al tavolo del bar ? E in cabina elettorale non c’è la moglie, la mamma, la società civile. Un segno e via. Ci si scarica di tensioni  quasi come una seduta dallo psicologo a 100 euro al botto. La campagna elettorale USA non è finita. E in nostro sig. T è abituato a sparare il colpo grosso, se ce l’ha in canna, all’ultimo minuto. Farà centro? .Vedremo.  E poi. E dopo? Prematuro discuterne. Certamente tanti nostrani  uomini /donne qualunque, saliranno sul carro. Ma soprattutto la nostra politica, dal voto utile sotto il 50% (da qualsiasi delle 2 parti lo si voglia considerare utile) subirà una scossa. Con che esito? Forse si romperà il giocattolo e  si riuscirà a dare una spallata e far saltare il banco dando a qualcuno il potere per poter decidere senza tante mediazioni. Forse il contrario rassegnandoci ad un immobilismo mortale. E questo non solo nell’italica “nazione”. Soprattutto l’Europa che, nonostante tutte le ipotesi di scioglimento al sole, è una realtà solida perché aggregata attorno ai soldi. Che sono l’unico collante che resiste, haimè, in questa società che ha perso di vista, e da un pezzo, ogni valore diverso. Francesco, docet. Invano !

 

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