rassegna stampa
TRENTO. Di solito, quando si patteggia per peculato, si dovrebbe dire addio a sogni di carriera nella pubblica amministrazione. Anche se ci si appropria di piccole somme. Di solito. Perché spesso ci sono eccezioni. E’ quello che è accaduto a un veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale che nel settembre 2015 ha patteggiato una pena di un anno di reclusione per peculato per non aver versato all’Azienda la percentuale dell’incasso di 130 visite specialistiche effettuate in regime di intramoenia, ma che il 12 ottobre 2016 è stato ugualmente nominato dirigente responsabile facente funzioni dell’Unità operativa Igiene e sanità pubblica veterinaria di Borgo Valsugana.
Il nuovo responsabile, difeso dagli avvocati Vanni Ceola e Martina Gaiardo era accusato di aver visitato privatamente dei cani senza rilasciare le relative ricevute con il bollettario dell’Azienda sanitaria. In questo modo, avrebbe trattenuto le somme che gli venivano consegnate dai padroni dei cani mentre, avrebbe dovuto consegnare tutte le somme ricevute all’Azienda sanitaria che, poi, avrebbe dovuto procedere al riparto tra la quota spettante al medico e quella da trattenere all’ente pubblico.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza questo sarebbe accaduto in 130 occasioni, tra il gennaio 2010 e il maggio 2014, e il medico avrebbe trattenuto una somma totale di 4.265 euro. La difesa ha preferito patteggiare la pena anche perché, in caso di risarcimento del danno, dopo 12 mesi è possibile chiedere l’estinzione del reato e la riabilitazione. Ed è quello che hanno fanno i legali del nuovo dirigente. Il veterinario, infatti, ha risarcito l’Azienda sanitaria con 5 mila euro e il reato è stato dichiarato estinto nel settembre 2016. Dopo un mese è arrivata la nomina a responsabile dell’Unità operativa. Del resto la giudice Claudia Miori aveva riconosciuto al veterinario le attenuanti generiche visto che era incensurato, che aveva tenuto un corretto comportamento processuale e che aveva risarcito il danno. Grazie a questo ha potuto ottenere la nomina nonostante l’accusa di peculato. Un’accusa molto grave per un funzionario pubblico.
L’avvocato Ceola spiega che l’uomo è completamente riabilitato e che il reato è estinto: «IL reato come è come se non fosse mai esistito e questo equivale alla riabilitazione. Il mio cliente era accusato di non aver rilasciato un numero limitato di ricevute nel corso di svariati anni. Si trattava di episodi circoscritti. In molti casi, tra l’altro, relativi a visite che aveva effettuato anche fuori dall’ufficio, in montagna. In questi casi, il mio cliente non si era portato dietro il bollettario. Poi ha preferito patteggiare e chiudere così la vicenda».