Crolli, interventi fermi in 6000 strutture. Lombardia in testa. Bernardelli: ma priorità è legge elettorale, vero?

viadotto

di Roberto Bernardelli – Avete visto il disastro ligure, un pezzo di viadotto cade… Un tratto di #A26! Ancora una volta una regione flagellata non solo dalla natura…. #Genova ne sa qualcosa… Poi leggo l’elenco delle opere che hanno urgenza di ricevere manutenzione e non credo ai miei occhi: sono 6.000 strutture. La Lombardia è in testa. L’elenco lo ha fornito il report dell’Unione province italiane, l’Upi. Sì, le province che non servivano più e che erano questione di vita o di morte dei bilanci nazionali. Ed ecco qua invece cosa è successo dopo aver tolto competenze per risparmiare sulla pelle della gente. Quasi seimila viadotti, ponti o gallerie, solo a contare quelli delle regioni a statuto ordinario (di cui quasi duemila di “priorita’ 1”) con la necessita’ di interventi sulle strutture; altre 14 mila opere su cui procedere con indagini tecnico diagnostiche urgenti.

I dati sono stati raccolti dopo la tragedia del ponte Morandi nell’agosto del 2018. Su 30mila opere in gestione, una quantità sterminata di infrastrutture pende sulla nostra testa. Il viadotto dell’A6 per un frana nel savonese sta lì a ricordare che si può far finta di non vedere ma non per sempre. I crolli arrivano al pettine.
“In poche settimane consegnammo al ministero delle Infrastrutture un quadro da cui emergeva la necessita’ di intervenire su 5.931 strutture, su cui avevamo gia’ pronti i primi progetti, e di procedere con indagini tecnico diagnostiche urgenti su 14.089 opere. Ma nulla e’ stato fatto”, ha commentato del Presidente dell’Upi, Michele de Pascale.

“Ci aspettavamo che questa analisi dettagliata portasse a risorse mirate, invece nulla e’ stato fatto. Non solo, le Province continuano ad essere sottoposte ad un assurdo blocco di assunzioni, del tutto ingiustificabile, che non ci permette di avere personale tecnico specializzato, ingegneri, progettisti, tecnici, indispensabili per far procedere rapidamente gli investimenti. Un blocco che sembra essere tutto ideologico, non giustificato da motivi tecnici ne’ di spesa, frutto del pregiudizio contro le Province che non fa che riflettersi sui servizi ai cittadini, e perfino sulla loro incolumita’ e sicurezza”, spiega de Pascale, rispetto alla grave situazione d’emergenza che sta vivendo tutto il Paese, con danni pesantissimi alle infrastrutture viarie causati dal maltempo.viadotto2

Ci rendiamo conto della gravità della denuncia?
“Abbiamo chiesto a Governo e Parlamento di cancellare, nella Legge di Bilancio 2020, i limiti alle assunzioni di personale, per permetterci di ricostruire al meglio dell’efficienza le nostre strutture, svuotate dopo l’esodo imposto nel 2015, e anche di consentire a tutti gli enti locali di accedere al fondo per le progettazioni, oggi ad esclusivo appannaggio dei Comuni. Un fondo di 2,7 miliardi per 15 anni, da cui sono escluse Province e Citta’ metropolitane, le istituzioni che hanno in gestione 7.400 scuole superiori, 130 mila chilometri di strade e
30.000 ponti, e a cui e’ demandato di assistere i Comuni, specie i piccoli, proprio nella progettazione”.

E ora guardiamo chi vince la classifica dei lavori non eseguiti.
Nell’elenco dell’Upi la Lombardia e’ al primo posto per le opere che necessitano di interventi (877), seguono la Puglia (728), la Toscana (632), l’Emilia Romagna (545), la Campania (532), il Piemonte (507). Tra le Regioni piu’ grandi c’e’ il Lazio con 175 strutture, il Veneto (240) e la Liguria (259). Al netto delle 5 regioni a statuto speciale.

 

La prima falla del paese sono i partiti e questa è la dimostrazione. Preoccupati a rifare la legge elettorale, e a far mangiare le sardine ai gattini.

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