di Roberto Bernardelli – Crollano i consumi e i dati di Conficommercio sono una mazzata. Secondo il primo consuntivo sui consumi di marzo secondo quanto ci riferisce per il primo trimestre dell’anno in corso l’Ufficio studi dell’associazione, si parla di una riduzione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre solo su marzo si parla del -31,7%. Una ecatombe.
“Siamo in presenza di dinamiche inedite sotto il profilo statistico-contabile, che esibiscono tassi di variazione negativi in doppia cifra non presenti nella memoria storica di qualunque analista”, si legge.
“I dati di marzo confermano il crollo dei consumi e del fatturato delle imprese. Serve liquidità immediata senza burocrazia integrando le garanzie dello Stato con indennizzi e contributi a fondo perduto” scandisce il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. E “va pianificata attentamente la riapertura delle attività preparando i livelli sanitari, tecnologici e organizzativi perché il Paese appena possibile deve riaccendere i motori e ripartire in assoluta sicurezza”.
Ma si arriva anche al 100% di crollo delle vendite in altri ambiti mentre assistiamo impotenti a continue conferenze stampa amafettive o autocelebrative o solo di accusa dell’opposizione verso la maggioranza, mentre dove l’opposisione governa dovrebbe andare a nascondersi.
Chi ci governa dimentica altri dati, quelli sull’accoglienza turistica (-95% degli stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo), sulle immatricolazioni di auto (-82% nei confronti dei privati), sulle vendite di abbigliamento e calzature (attualmente -100% per la maggior parte delle aziende, precisamente quelle non attive su piattaforme virtuali).
Nei primi 4 mesi del 2020 il Pil è andato giù del 3,5%, stima Confcommercio, e ad aprile 2020 il Pil del nostro Paese precipita del 13%. “I provvedimenti delle autorità nazionali e internazionali non possono modificare il profilo delle perdite di prodotto.
Perfino Confcommercio torna sulla questione dei trasferimenti a fondo perduto. “Senza lo strumento dei ‘trasferimenti a fondo perduto’ – argomenta la Confederazione – si corre il rischio che l’eccezionale liquidità non sarà realmente domandata, almeno dai soggetti più deboli, lasciando ferite permanenti nel tessuto produttivo e rendendo meno vivace la ripartenza”.
“Il tema della ripresa quando l’Italia riaprirà è denso di incognite. Infatti, al termine dello scorso anno, non erano stati ancora recuperati i livelli di reddito disponibile e consumi – in termini reali – sperimentati nel 2007: le perdite ammontavano ancora rispettivamente a 1.700 e 800 euro per abitante. Insomma, detto senza giri di parole, oggi è necessario evitare che, dopo il coronavirus, la ricostruzione dei livelli di benessere economico, già depressi, del 2019, duri troppi anni” sottolinea Confcommercio avvertendo che “il rischio è la marginalizzazione strutturale del Paese rispetto alle dinamiche internazionali dell’integrazione, dell’innovazione tecnologica, della sostenibilità e, in definitiva, della crescita di lungo termine” e che “a pagarne il prezzo più alto sarebbero le generazioni più giovani”.
E non solo. Chi ha una attività frutto del lavoro di più generazioni rischia di essere spazzato via. Ma va tutto bene.