Cosa nasconde il sito del ministero di Di Maio?

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rassegna stampa

di OPENPOLIS – Rendere più chiara la gestione del potere politico è una scelta necessaria per migliorare il rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni. Soprattutto in un periodo storico in cui gli attori che gestiscono questo potere politico sono in continua evoluzione, la trasparenza diventa un elemento imprescindibile per rendere comprensibile il sistema.

L’esempio del Mise, tra Calenda e Di Maio

Nel delineare il quadro in Italia, avevamo citato l’iniziativa che l’allora ministro dello sviluppo economico (Mise) Carlo Calenda prese nel settembre del 2016. Il registro per la trasparenza del Mise, creato sulla falsa riga di quello della Commission europea, permetteva di navigare i dati di tutte le strutture, lobbisti e portatori di interesse, accreditate presso il dicastero (persone, obiettivi, attività specifiche e altro), e di consultare l’agenda degli incontri che svolgevano con il ministro, i sottosegretari e i direttori generali.

A giugno del 2018, con l’insediamento del governo Conte, alla guida del ministero dello sviluppo economico è arrivato Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 stelle. Dopo un periodo iniziale di assestamento e transizione, il 28 settembre successivo, proprio il ministro Di Maio ha firmato una direttiva per adottare il registro della trasparenza del Mise, anche al ministero del lavoro, altro dicastero di cui è a capo.

L’agenda degli incontri con i lobbisti sono vuote

Come anticipato, uno degli aspetti più innovativi dell’iniziativa lanciata da Calenda era la possibilità di monitorare gli incontri del ministro, sottosegretari e vari direttori generali con lobbisti e rappresentanti di categoria. Un elemento particolarmente interessante proprio considerando i due ministeri ora guidati da Luigi Di Maio, da un lato il ministero dello sviluppo economico e dall’altro quello del lavoro.

Due dicasteri che per definizione devono, per prendere decisioni politiche più informate, incontrare aziende, lobbisti, associazioni di categoria e portatori di interesse. In questo senso, la possibilità di monitorare l’agenda degli incontri di chi detiene il potere decisionale è un strumento aggiuntivo per comprendere meglio alcune delle scelte prese dal governo.

Gli incontri con lobbisti e portatori di interesse possono aiutare a capire meglio alcune scelte politiche.

Avere queste informazioni, per esempio, quando vengono approvati incentivi per specifiche categorie nella discussione della legge di bilancio, principale provvedimento economico del nostro paese, può rendere il processo decisionale più trasparente. Il valore aggiunto di avere questi dati è quindi enorme. Peccato però che da quando si è insediato il ministro Di Maio, l’agenda degli incontri con i lobbisti non è più aggiornata, né al Mise né al ministero del lavoro. 
Calendario incontri con i portatori di interesse
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Partiamo dal primo: visitando il link dell’agenda si arriva ad una pagina vuota. A quanto pare nessun dirigente del ministero, come anche il ministro Di Maio, ha svolto incontri di alcun tipo con i portatori di interesse. Non solo, utilizzando i filtri dell’interfaccia è possibile selezionare l’agenda dei direttori generali, ma non dei sottosegretari e del ministro. Incontri che comunque non sembrano essere aggiornati dalla fine del governo Gentiloni, non andando oltre il maggio del 2018.

L’agenda degli incontri con i lobbisti è ad oggi vuota, come mai?

Storia analoga per il ministero del lavoro. Qui, a differenza di quanto avviene al Mise, gli incontri con i lobbisti sono aggiornati all’attuale governo, ma questo tipo di informazione non è disponibile per i sottosegretari e il ministro. Ancora una volta, si dà l’impressione che nessuno dei membri del governo con delega al ministero del lavoro abbia avuto incontri con lobbisti da quando si è insediato l’esecutivo Conte. Cosa poco verosimile.

 

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