Cosa ci vuole per dire a Draghi che il nostro modello di stato è la Svizzera?

di Tiberio Gracco – Non è il caso di dire che se non  è zuppa è pan bagnato. I federalisti non sono sovranisti, non perorano la causa degli stati nazionali, dell’autarchia di casa, tanto più se fuori dall’Europa, tanto più se sbilanciata verso il progetto di Eurasia sposato dalla politica leghista e dai suoi stretti consiglieri. Stati Uniti d’Europa, non Stati Uniti di Russia. Unione delle Repubbliche lombardo-putiniane.

Il sovranismo leghista è il freno che non consente a Salvini di dare ascolto di più e solo al Nord. Che non gli ha consentito, da subito, di mettere come priorità il federalismo con velocità variabile. Ha virato del tutto e solo sulla politica degli sbarchi, decisamente più redditizia. Ha tolto dai piedi il Nord che era un peso in questa scalata di consensi. E ora qualsiasi accordo, per quanto potranno farci intendere, se accordo ci sarà, non potrà che essere un compromesso per tirare a campare, per poter far dire ai governatori: ecco, è venuta al mondo l’autonomia. Una autonomia diversamente abile, monca da qualche parte, tagliuzza di qui, tira di là.

Sarebbe bastato dire: il nostro modello di Stato è la Svizzera. Oppure quella repubblica federale di Germania che dopo la caduta del muro ha risolto in breve tempo il problema del proprio “sud”. Invece no. Il decreto sicurezza uno, due, bis, tres, quater, la legittima difesa, la chiusura (ipotetica) dei porti, la guerra fredda con l’Europa, la battaglia sulle ong che porta consenso. L’Italia avrebbe dovuto riacquistare credibilità, invece è finita pure in un aperitivo da spionaggio politico giornalistico russo-lombardo imbarazzante.

La politica, non è solo avere il consenso facendo crescere la rabbia e la parte più cattiva degli elettori. Volete voi il Nazareno o Barabba?

Certo, l’Europa non è stata un vantaggio per l’Italia. Ma non può essere il peggior male. Possiamo decidere se sentirci più postsovietici, vicini al nazionalismo russo che tutto somiglia meno che ad un centro sinistra, ad un centro. Piuttosto ad una destra reazionaria e nostalgica di antichi fasti etnici.

Oppure possiamo cercare di indirizzare il paese verso una politica che non promette la Luna oggi, e domani Marte. Non si va da nessuna parte, si scade nel grottesco istituzionale.

Se almeno la Lega avesse tenuto la barra ferma sul modello di Stato migliore per non dividere, per non ubriacare il popolo di rancorosa rivincita, se la selezione della propria classe politica non fosse partita dal promuovere gli amici stretti, scambiando la fedeltà, la lealtà al leader per intelligenza e cultura politica, se il centrodestra si fosse rinnovato prima e più in fretta rispetto ai tempi che ha e aveva in testa Berlusconi, oggi non saremmo tutti i giorni ad ascoltare nei tg solo le cronache salviniane, con lui sagace e furbo interprete di volta in volta, quando era ancora ministro, di capo dei trasporti, capo della guardia di finanza, capo delle relazioni sindacali, capo degli animalisti, capo della giustizia, capo del fisco. Tutto, tranne che capo del federalismo per uno stato più ordinato, civile, meno borbonico, burocratico.

Ma ha scelto il sovranismo. E se agli elettori piace così, piace credere nelle favole, è colpa degli elettori se oggi governa una truppa di fortunati vincitori della lotteria Italia. In nessuna altra azienda avrebbero potuto fare carriera e guadagnare così tanto, in nome di una appartenenza ad una corrente politica di partito. Sono nati alla fine della prima repubblica, ne hanno preso in consegna tutte le sue doti.

Al  voto, si cambi papa….

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Bertolaso scopre l'acqua calda: Problema è riuscire a spendere i soldi che arriveranno

Articolo successivo

Anche l'impero romano pensava di essere uno e indivisibile, come la Repubblica romana d'Italia