di RICCARDO POZZI – Di tanto in tanto viene usato nei film di fantascienza ma è un concetto fondante della metodologia scientifica. E’ noto come il “rasoio di Occam” dal nome del frate francescano del 1300 che, in barba a tutti i nostri pregiudizi sull’antiscientificità della Chiesa, lo formulò facendo chiarezza a chi dell’analisi oggettiva faceva un metodo. Occam disse che, a parità di fattori, la spiegazione più semplice tende ad essere quella giusta. La disarmante genialità del concetto è, tuttavia, clamorosamente applicabile a molte analisi compresa quella politica e, addirittura, a quella in cui siamo immersi in questi anni.
Nel prato di Pontida si sta consumando uno dei più grandi paradossi della storia politica di questo strano paese. Nel luogo dove ottocento anni fa un gruppo di comuni lombardi e veneti si coalizzarono in una Lega per far sentire la loro forza a un tiranno impositore di tasse e tributi, in quel luogo i discendenti autodefinitisi di quella Lega ne stanno completamente travisando lo spirito. Questo in politica è assolutamente legittimo. Non è legittimo continuare a trattenere l’eredità di quella esperienza drammatica e coraggiosa.
Sì, perché la Lega di Salvini, per sua stessa ammissione, non vuole avere niente a che fare con una coalizione di città della Lombardia, del Veneto, o di altre regioni del norditalia, che rivendicano una oggettiva vessazione fiscale, certificata dai residui fiscali che il Prof. Ricolfi calcolò in circa 100 miliardi l’anno e che rappresentano la più pesante sperequazione fiscale di tutta l’Europa conosciuta.
La Lega di Salvini ha abolito addirittura il suffisso “Nord” a ciò che resta di quella Lega, ha cambiato il verde in blu e bianco per meglio sottolineare il superamento di quella visione politica, ha abolito le parole d’ordine e gli slogan che avrebbero creato imbarazzo e ha fatto allestire postazioni per tutte le regioni sul prato di Pontida, organizzando le trasferte con maggiore zelo proprio da quelle regioni che maggiormente beneficiano di quei residui fiscali, sottratti principalmente a Veneto, Lombardia e Emilia. La nuova Lega si presenta dunque come un partito marcatamente di destra, di orgoglioso respiro nazionale, senza alcuna connotazione territoriale, come dimostra il sostanziale disconoscimento degli ultimi risultati referendari, che si candida a perpetuare e consolidare l’unità nazionale esistente e il suo sistema di sostentamento interregionale.
Tutto questo continua ad essere legittimo, ma in questo caso, cosa ci fa quel partito a Pontida? Cosa vuole perpetuare, ricordare o celebrare?
E qui torna il rasoio di Occam, che in politica diventa ancora più tagliente.
A parità di fattori (la politica del debito italiana non ha avuto alcun cambiamento), la spiegazione più semplice tende a essere quella giusta. Il vuoto lasciato da una destra in estinzione ha aperto un giacimento elettorale alla Lega di Salvini, ma per fruire di quei voti doveva cambiare pelle. Ecco il cambiamento politico in cambio del consenso. Basta nord, basta territorio, basta regioni vessate e sottomesse fiscalmente. Prima gli italiani, tutti insieme. Semplice.
Puoi fregare i padani ma non i frati.