rassegna stampa
di Aldo Grasso – Per anni, dopo una puntata di Report condotto da Milena Gabanelli ho ricevuto lettere, mail e post all’insegna della rassegnazione. Il tono era sempre lo stesso: perché dopo una simile denuncia le forze dell’ordine non sono intervenute? Per anni ho cercato di spiegare che i tempi della magistratura e i tempi della tv sono diversi, molto diversi. (…) Come saprete, Sigfrido Ranucci ha presentato un’inchiesta di Giorgio Mottola sul presunto scandalo del Metropol di Mosca in cui sono rimasti impigliati Matteo Salvini (seppur non indagato) e il suo ex portavoce Gianluca Savoini, personaggio molto inquietante. Report ha raccontato di trattative della Lega per i soldi e il petrolio russo e della nascita di un asse tra forze estremiste in Russia e negli Stati Uniti: la «Fabbrica della paura». La forza della tv!
Secondo alcuni lettori, una simile puntata (rafforzata dalla seconda), avrebbe fatalmente dato inizio al declino di Salvini. Evidentemente le cose non sono andate così, visto il trionfo della Lega in Umbria. (…) Ma l’«istituzione tv», non influenza più nessuno? Il mondo intero è ora iper-connesso e internet, nell’ambito della propaganda, è molto più efficace di altri media. La rete ha fatto saltare la tradizionale gerarchia delle notizie con il risultato che un’inchiesta durata mesi vale quanto un sentito dire su Facebook. In epoca di social, l’indistinta valanga dei social, il controllo delle notizie non pare più necessario: contano di più le visioni estreme e le notizie false.