Congressi e primarie di partito. Aristofane ha già previsto chi vince tra Salvini e Fava

aristofanedi CORRADO SANVITO – È tempo di elezioni, diffidate dagli abili oratori. Mi piace ricordare il commediografo greco Aristofane, nato verso il 445 a.
C., e in particolare una sua ope-ra intitolata Le nuvole. La commedia racconta la sto-ria di un contadino dell’an-tica Grecia, tal Strepsiade, caduto in disgrazia a causa della passione del figlio, tal Filippide, per i cavalli e la bella vita.
Strepsiade, ormai vecchio, rimpiange la sua semplice vita di campagna prima dello sventurato matrimonio con l’aristocratica e raffinata gran dama, dalla quale il loro giovane figlio, per l’appunto Filippide, ne ha ereditato l’inclinazione agli
agi e al lusso. All’improvviso al vecchio Strepsiade siprospetta una soluzione al problema; «imparare l’arte di rendere più forte il discorso più debole, potrò così eludere i creditori». Propone quindi al figlio Filippide di recarsi al pensatoio di tal Socrate, ma ricevutone il rifiuto decide di parteciparvi personalmente. Strepsiade si rivolge quindi al sommo vate Socrate.

Socrate, sospeso in una cesta per aria, lo affida agli insegnamenti delle nuvole che gli promettono di diventare un oratore invincibile. È così che Strepsiade incontra il Discorso giusto e il Discorso ingiusto, che personificati, si contendono in un agone verbale il titolo di migliore. Ma gli insegnamenti socratici risultano ben presto troppo difficili per lui. Impone dunque al giovane figlio Filippide di frequentare la scuola di Socrate. Filippide si rivela da subito un ottimo allievo e, scelto il Discorso ingiusto, lo impara così bene che spiega al padre con quali argomenti evitare di pagare i creditori.
Peccato che inspiegabilmente Filippide, inizia a picchiare il vecchio padre. Chiestane Strepsiade, una ragione, il figlio gli dimostra, con quegli stessi argomenti, di avere ragione del proprio comportamento: Filippide ricorda al padre che lo
aveva percosso quando lui era bambino, e più volte per correggerlo; ora che lui è diventato adulto, si limita a rendere al padre il favore, del resto «i vecchi – dice Filippide – sono due volte bambini; anzi è giusto che
ne prendano più i vecchi che i giovani, perché meno dei giovani dovrebbero sbagliare».
Strepsiade deve farsene una ragione; ma tutto ha un limite che si manifesta allorquando Filippide sembra voler picchiare anche la propria madre. È così che Strepsiade si precipita a dar fuoco al pensatoio di Socrate. La commedia ricordata, che propone in maniera originale e scherzoso, il tema del problema del perenne conflitto generazionale e di una corretta scelta educativa, ben si attaglia al particolare momento elettorale ove i candidati sembrano più attenti all’esercizio di
una capacità dialettica frutto della corretta e diligente applicazione del Discorso, peraltro, ingiusto.

(da Il Federalismo, direttore responsabile Stefania Piazzo)

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