di ANGELO VALENTINO – Nonostante le ripetute crisi nel nostro sistema bancario, legate in gran parte alle insolvenze di alcune imprese medio-grandi, gli istituti italiani non hanno smesso di finanziarle e così “continuano ancora adesso a premiare chi affidabile non è, penalizzando tutti gli altri”. Lo sottolinea l’Ufficio studi della CGIA di Mestre segnalando come la quota di finanziamento per cassa ottenuta dal primo 10 per cento degli affidati è stata pari, al 31 dicembre 2018, all’80,7 per cento del totale, mentre la quota di sofferenze in capo sempre a questo segmento di clientela è il 77,2 per cento del totale.
“Non si tratterà sempre degli stessi soggetti, tuttavia, la probabilità che molti di questi lo siano è molto elevata” osserva la Cgia. Per contro, il restante 90 per cento dei clienti (artigiani, negozianti, famiglie, partite Iva, lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, etc.), ottiene solo il 19,3 per cento dell’intero stock di finanziamenti per cassa erogati, sebbene l’incidenza delle sofferenze bancarie riconducibili a questi soggetti sia soltanto il 22,8 per cento. Dalla CGIA, inoltre, segnalano che la quota di finanziamento per cassa erogata al 31 dicembre 2018 era pari a 1.137 miliardi di euro. Le sofferenze lorde, dopo le vette raggiunte nel quadriennio 2014-2017, sono in calo e al 31 dicembre scorso si sono attestate a 98,4 miliardi di euro. Anche analizzando il peso delle insolvenze bancarie per classe di grandezza, emerge – secondo i dati dell’associazione – come l’incidenza sui medi-grandi prestiti (da 500 mila euro in su) è pari al 64,2 per cento del totale. Un dato, questo del dicembre 2018, addirittura superiore a quello registrato nel 2011 (61,4 per cento), anno di picco massimo degli impieghi erogati dalle banche alle imprese.
Una domanda: che fine hanno fatto le nostre gloriose banche popolari? Le banche di credito cooperativo? Chi ha collocato amministratori, presidenti, a gestire un patrimonio che era del territorio? Alla fine, vincono sempre i grandi… furbastri,