di ANGELO VALENTINO – Parliamo di autonomia? Magari! Ai detrattori della responsabilità di spesa farei leggere l’ultimo rapporto ‘Rapporto Ca’ Foscari sui comuni, curato da Marcello Degni, magistrato della Corte dei Conti e docente presso l’Universita’ Ca’ Foscari di Venezia.
Dice che peggiora la situazione finanziaria dei comuni: tra il 2014 e il 2018 sono stati 273 quelli con forti problemi e 126 di questi hanno avviato la procedura di dissesto.
La situazione è drammatica. In media sarebbero 25 ogni anno le domande presentate dai municipi per avviare l’iter per il dissesto, un dato piuttosto alto se confrontato con i 12 del quinquennio precedente. Ma non basta: nel periodo 2014-2018 225 comuni hanno avviato la procedura di pre-dissesto (riequilibrio) e di questi ben 78 (35%) sono poi passati al dissesto. Nel complesso i comuni che hanno in corso una procedura – comprese quelle aperte prima del 2014 – sono in tutto 379. Sono cifre da default.
A dominare i primi posti ci sono la Calabria, la Campania e la Sicilia che ne hanno piu’ di un terzo. “La crisi e le riforme difficili da implementare – spiega Degni – hanno reso difficile la gestione dei municipi.
Autonomia di entrata e la definizione dei livelli standard di spesa per l’erogazione di servizi relativi alle funzioni fondamentali (Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep) sono gli elementi cruciali per un efficace funzionamento del sistema di finanziamento degli enti locali. Ma sono anche fattori di grande criticita’. Lep e fabbisogni standard, che dovrebbero consentire di valutare l’azione pubblica, sono ancora a uno stato embrionale”, avverte il professor Degni.
E si può dire più che embrionale, perché il mezzogiorno gira le carte in tavola affermando che è il Nord a proseguire nel saccheggio del Sud grazie alla spesa storica. Ma non è forse vero il contrario?!
Inoltre “l’effetto dei tagli sul percorso di federalismo fiscale delineato dalla legge 42 del 2009 e’ stato devastante: gli istituti fondamentali di quel disegno ne escono svuotati o stravolti”. A detta degli autori dello studio l’attuale quadro normativo che disciplina il capitolo delle criticita’ finanziarie (Titolo VIII del Testo unico sugli Enti Locali) “e’ evidentemente inadeguato se ha prodotto ‘anomalie’ per ben, in un decennio, il 10% dei comuni italiani”. Quindi una possibile proposta di riforma andrebbe in tre sensi: rafforzare le capacita’ dei comuni (con attivita’ formative e di sostegno costante); modificare la disciplina del dissesto, favorendo meccanismi piu’ efficaci e efficienti di controllo e risanamento; avviare un’attivita’ di monitoraggio costante delle finanze dei comuni”.
Gira che ti rigira, capiamo solo che il federalismo è stato una bufala, l’autonomia è una chimera e avanti così l’Italia corre verso un radioso passato.