Incremento del credito d’imposta per il caro energia elettrica dal 15% al 50% nel caso di aumenti dell’energia superiori al 100%, misura che andra’ estesa anche all’ultimo trimestre dell’anno; ampliamento dell’orizzonte temporale per la rateizzazione delle bollette almeno fino a dicembre 2022; incremento fino al 90% della copertura offerta dal Fondo di garanzia per le Pmi anche per i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte alle esigenze di liquidita’ determinate dall’aumento del prezzo dell’energia elettrica.
Sono le principali proposte per contrastare l’impatto dei rincari energetici ed evitare il rischio di chiusure delle imprese presentate oggi da Confcommercio, Ancc-Coop, Ancd-Conad e Federdistribuzione a governo e Parlamento “da attuare con urgenza”.
“La situazione e’ insostenibile, troppe aziende non hanno futuro. Il governo ci dia delle risposte in tempi rapidi, siamo in una fase delicata della politica” e cio’ rappresenta un rischio. Lo ha detto Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, in un conferenza stampa sull’impatto del caro energia sulle imprese del terziario e della distribuzione moderna organizzata con Confcommercio, Ancc-Coop, Ancd-Conad e Federdistribuzione. “Noi non possiamo chiudere – ha aggiunto – siamo un servizio essenziale come lo siamo stati nella pandemia. Noi abbiamo un compito fondamentale nel sistema paese e la chiusura non e’ per noi una opzione. Noi abbiamo una catena del freddo per la quale non abbiamo risposte dal punto del costo dell’energia”. Frausin ha poi posto l’accento sul “risparmio energetico che e’ fondamentale”, proprio per questo “tra 40 minuti si abbasseranno le luci dei punti vendita, e’ la prima volta che nel commercio italiano c’e’ una risposta a una azione cosi’ trasversale”.
E ieri alle 12 i commercianti e i punti vendita delle aziende della distribuzione hanno abbassato o l’illuminazione per quindici minuti “con l’obiettivo di sensibilizzare il Governo su questa situazione insostenibile”. Le organizzazioni hanno individuato alcuni principi generali per contenere i consumi e favorire il risparmio energetico dei punti vendita, come spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura, ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere o ridurre in modo significativo l’illuminazione in ambienti poco frequentati, regolare la temperatura ambientale nell’ottica di contenere i consumi, interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne, tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche, ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali, utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica ed il gas naturale per la cottura dei cibi, gli elettrodomestici, le celle e i banchi frigoriferi – limitando le aperture allo stretto indispensabile – e razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico.
La corsa inarrestabile dei prezzi delle materie prime energetiche e un’inflazione che viaggia intorno all’8% mettono a rischio, da oggi ai primi sei mesi del 2023, circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro. La stima dell’ufficio studi di Confcommercio evidenzia tra i settori piu’ esposti, il commercio al dettaglio, in particolare la distribuzione tradizionale e moderna del settore alimentare, la ristorazione, la filiera turistica, i trasporti che, a seconda dei casi, registrano rincari delle bollette fino a tre volte nell’ultimo anno e fino a cinque volte rispetto al 2019, prima della pandemia. Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammontera’ a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 e piu’ del doppio rispetto al 2019.