E ieri, ad Agorà, l’assessore al Welfare Gallera ha ammesso: “Avremmo potuto creare noi la zona rossa”. Dopo più di un mese, dopo le precisazioni a più riprese del premier Conte in cui puntualizzava che la Regione era stata libera di scegliere e decidere, (vedi anche https://www.lanuovapadania.it/politica/conte-per-la-seconda-volta-inchioda-fontana-mai-impedito-di-fare-zona-rossa-a-bergamo/), dopo la reprimenda dei medici lombardi (vedi pure per approfondimenti https://www.lanuovapadania.it/lombardia/i-medici-lombardi-i-sette-errori-fatali-le-sette-piaghe-della-regione-campione-di-contagi-e-decessi/) se istituire o meno una cintura di sicurezza attorno a Nembro e Alzano Lombardo, Gallera afferma:
“Ho approfondito e effettivamente c’è una legge che lo consente. Noi eravamo convinti che sarebbe stata attivata la zona rossa di lì a pochi minuti” e “non avrebbe avuto senso fare un’ordinanza, quando tutti i fatti concludevano che il Governo la stava facendo”.
La norma era stata citata anche lunedì sera in conferenza stampa da Conte, l’articolo 32 della legge 833 del 1978: il comma 3 conferisce poteri in questo senso presi , “dal presidente della giunta regionale o dal sindaco” con efficacia limitate al territorio da essi governato.
E, ancora.
“La sera del 3 marzo io ero in collegamento con il dottor Brusaferro e ragionavamo su questa zona rossa e lui mi disse che stavano chiudendo la richiesta formale per l’istituzione della zona rossa nella bergamasca al Governo. Il 5 marzo arriva ad Alzano e Nembro un cospicuo numero di militari e, a quel punto, con anche l’indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ci aspettavamo l’istituzione della zona rossa”, ha ricordato Gallera. “Noi il 4 o il 5 marzo avremmo potuto farla? Sì, può essere – ha concluso – Ma aveva senso farla, quando avevamo l’evidenza che il Governo la stava per emanare?”.
Rimpalli e scarico di responsabilità davanti ai numeri del disastro.