Passi una svista, ne passino anche due, ma se l’incipit del tema d’esame per diventare preside, anzi, oggi si dice dirigente scolastico, è l’esordire con uno strabiliante “conoscienze”…. che, si badi bene, cancella il sottostante “conoscenze”, giusto perché era considerato un errore non scriverlo con la “I”… e se poi si va avanti con perle come “il dirigente che scandesce i tempi” o “lo zoccolo dei saperi”, per fare slalom a seguire tra “soprattuto” a “sopratutto” perché così non si fa torto prima o dopo alla doppia T…, e nel dubbio si provano entrambe… insomma, se l’efficienza si scrive “efficenza” perché così è se vi pare al concorso per dirigenti scolastici in Lombardia, forse qualche domanda è lecita. Forse troppi compiti da ricorreggere producono stress?
Non stiamo a ripercorrere l’odissea di uno dei più discussi concorsi pubblici degli ultimi tempi, iniziato nel 2011 e terminato nel 2013 con una seconda correzione sui medesimi compiti scritti due anni prima, a causa di un ricorso che ha portato alla rilettura degli elaborati ma questa volta da parte di una nuova commissione d’esame.
Certo è che se il professore che ha scritto questo mirabile componimento da “zoccolo dei saperi” è stato promosso, evidentemente una ragione ci sarà. Gli errori non contano. Conta altro: il merito, naturalmente. Eppure, nel rileggere tutto d’un fiato il componimento, altre domande sorgono spontanee quando non si trovano le correlazioni tra soggetto e verbo, almeno per capire come mai un plurale si debba per forza coniugare al singolare. Misteri. Come la sfilza amletica di dubbi sulle doppie o gli svarioni dell’altro componimento campione…: “sucessivi… matera… Europera, improvisamente, somersa, necesità, posiamo, dellinate, programa, excursu storiche, scolastice, burocaticamente, finaziario, sigole, quadi, indirizo, cuturale, programazione…”.
E chiediamo allora se questo basti per raggiungere la sufficienza e dirigere un istituto scolastico, i suoi alunni, i suoi docenti…
Qualcuno ci può illuminare?