di ANGELO VALENTINO – Il dado è tratto. Nel senso che avanti così possiamo solo giocarci la sorte sulla strada, come dei biscazzieri. L’ebook “Il malessere dell’economia italiana: una diagnosi in 47 grafici” di recente reso pubblico, fotografa in modo implacabile e indefinibile il nostro declino economico. Dal 1992 al 2017 la produzione è diminuita del 5 percento in Italia, mentre è aumentata dell’84 percento in Francia e del 164 percento in Germania. Non ditemi che è colpa dell’euro.
La spesa pubblica in Italia è cresciuta del 45%. Mica sarà stagnazione… E’ statalismo, puro e semplice, la nostra rovina.
Come hanno fatto la Germania e la Francia a resistere all’euro e, anzi, a crescere? Eppure anche loro hanno avuto e hanno un loro “Sud”. Ma hanno politici diversi e un diverso sistema di governo. Scriveva l’altro giorno il quotidiano linkiesta che “Il fatto che l’Italia sia agli ultimi posti nelle classifiche sui livelli di istruzione, specialmente universitaria, è il vero ostacolo alla competitività della nostra manifattura in un’economia mondiale dove i paesi più avanzati devono specializzarsi nelle produzioni più sofisticate e innovative”.
Forse non è il solo male.