di Mario di Maio – In Italia non c’è campagna elettorale nazionale o locale in cui almeno una forza politica non reclami riforme costituzionali.
immancabilmente viene anche auspicata una modifica della legge elettorale vigente.
In pratica, sembrerebbe che i partiti , al di la’ del legittimo desiderio di aumentare il proprio consenso tra gli elettori, percepiscano che occorre un “qualcosa” in più rispetto alla semplice propaganda e che questo “qualcosa” non sia di loro competenza ma “del sistema”.
E’ importante rilevare a questo punto che il problema del ” qualcosa” non è particolarmente avvertito a livello di elezioni municipali, ma piuttosto da quelle provinciali “in su'”. E perché?
Perché in ballo c’è l’equa ripartizione e gestione delle materie di rispettiva competenza, a partire da sanità, scuola, strade e ordine pubblico.
L’introduzione di un serio federalismo, accompagnato da un rigoroso federalismo fiscale potrebbe risolvere felicemente la questione, e in tempi relativamente brevi, ma, finora il federalismo è stato bandito come la peste perché ritenuto ” pericoloso ” per la Repubblica una e indivisibile.
Speriamo che a Roma finalmente ” si guardino in giro” e ne studino i meccanismi dove è già in vigore. Viceversa dovremo accontentarci in eterno di cambiare la legge elettorale.