Nei primi tre mesi dell'anno il bilancio tra aperture e chiusure di imprese ha segnato un calo dello 0,4% rispetto a fine dicembre 2018 e corrispondente, in termini assoluti, a un saldo negativo di 21.659 imprese. A determinare il risultato in "rosso" e' stato il soprattutto consistente balzo in avanti delle cessazioni (136.069 contro le 128.628 del 2018), solo in parte compensato da un moderato incremento delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2018 (114.410 contro 113.227). E' questa - in sintesi - la dinamica che emerge dalla lettura dei dati ufficiali, diffusi da Unioncamere - InfoCamere, nella quale si sottolinea che se, statisticamente, il primo trimestre dell'anno presenta con una certa regolarita' saldi negativi le 136.069 cessazioni del primo trimestre 2019 costituiscono il risultato meno brillante degli ultimi cinque anni. A fare le spese del cattivo inizio d'anno sono state soprattutto le imprese piu' piccole, in particolare quelle artigiane (che al 31 marzo erano 10.473 in meno rispetto alla fine di dicembre). Tra le forme giuridiche, l'aggregato che arretra di piu' e' quello delle imprese individuali, diminuito in tre mesi di 26.797 unita' (-0,84% contro il -0,75% del 2018), mentre meno significativa, in termini assoluti, e' stata la riduzione delle societa' di persone (8.318 unita', lo 0,84% in meno rispetto a fine dicembre, che eguaglia quello delle imprese individuali). Gli unici segnali positivi - anche se piu' attenuati rispetto allo scorso anno - continuano a venire dalle societa' di capitali, cresciute nei primi tre mesi dell'anno di 13.907 unita' (+0,81%). Tra i settori, in termini assoluti i saldi negativi più' pesanti si registrano nel commercio (-12.351, il 58% del saldo totale del trimestre), in agricoltura (-7.295 unita', ma va detto che si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni), nelle costruzioni (-4.380) e nelle attivita' manifatturiere (-3.746). Col segno positivo chiudono, invece, le attività' immobiliari, quelle professionali e i servizi alle imprese che, insieme, crescono di 787 unita'. Sotto il profilo territoriale la battuta di arresto più' rilevante in termini assoluti e' quella del Nord-Ovest che perde 6.991 imprese, il 32,2% di tutto il saldo negativo del periodo. A seguire viene il Nord-Est, il cui stock di imprese tra gennaio e marzo si e' ridotto di 6.542 unita'. Rapportato al totale delle imprese dell'area, questo dato corrisponde a un tasso di crescita del -0,57%, il piu' pesante in assoluto. Contengono le perdite, invece, il Mezzogiorno (5.193 imprese in meno, pari allo 0,25% dello stock) e soprattutto il Centro dove, grazie al Lazio (unica regione con la Sicilia a chiudere il trimestre con un saldo positivo, con 716 imprese in piu'), il deficit si arresta a -2.933 unita', pari allo 0,22% dello stock dell'area.