Chiagne e fotte. Le regole della Fornero firmate da Re Giorgio

di MARCELLO RICCIcomplotto napolitano

“Ricordo la grande tensione di quei 20 giorni nei quali io, che non avevo mai fatto politica attiva, mi sono trovata a fare il ministro di un governo tecnocratico, un governo chiamato per ridare credibilità al nostro paese”. Frase estrapolata dall’intervista di Lucia Annunziata alla Fornero. La Fornero, facile alla commozione, ha ancora una volta pianto, sugli esodati, senza però rinnegare la sua riforma e ha definito incomprensibile la sentenza della Corte Costituzionale. Chiaro il suo ragionare. A

vuto l’incarico da Mario Monti di rivedere il peso della spesa pensionistica, ha fatto quanto la sua preparazione suggeriva. Le pensioni sono, ma non dovrebbe, una preoccupazione anche in considerazione della maggiore longevità. Vero è che i pensionati quando cessano di esser tali ( fatte salve le reversibilità) , lasciano i contributi versati al fondo pensioni; questi dovrebbe quindi avere ingenti capitali che si accumulano. Le pensioni dovrebbero essere pagate con la rendita del capitale . Se questo non è, significa che i fondi sono stati o saccheggiati o male amministrati.

Non è colpa mia…

La Fornero  ha chiamato in causa Mario Monti che condivise la riforma. Monti è il tecnocrate ‘salito’ in politica per volontà di Re Giorgio. Governare un Paese significa incidere sulla vita di esseri umani che non sono ‘ oggetti’. Il ‘tecnico è parzialmente responsabile, la colpa piena e pesante è di chi lo incarica, in questo caso di Giorgio Napolitano. Le arterie indurite dagli anni hanno cristallizzato le sue vecchie concezioni, che in altra età lo portarono ad inneggiare ai carri armatici sovietici che soffocavano gli aneliti di libertà degli ungheresi.

Forse qualcuno vede con simpatia gulag e laogai; politica e libertà sono  concepite con le regole e il pensiero del potere economico mondiale di cui qualcuno è partecipe. Comunismo e turbo-capitalismo sono estremismi che paradossalmente si saldano. Desta pertanto preoccupazione vedere Napolitano partecipare attivamente ai lavori del Senato. Senatori a vita e presidenti emeriti sono di per se stessi motivo per cancellare questo ramo parlamentare. Ciò premesso è criticabile anche la sentenza della Consulta, perché intervenuta in una materia riguardante i membri della stessa, colpiti nei loro interessi.

La Fornero fece una riforma tecnica, non politica e non adatta a questo Paese particolarmente in questo momento. Non lo sarà nemmeno nel futuro, stante il rapido mutare degli assetti sociali. Le riforme che urgono per rendere questo Paese ‘normale’, sono un tetto alle pensioni, la cancellazione del cumulo delle stesse anche se etichettato con terminologie diverse e fantasiose. La vera riforma politica è nella legge quadro su retribuzioni e pensioni, nell’introduzione degli standard nella pubblica amministrazione, sull’impedire l’acquisizione di privilegi quando si è giudici in causa propria, così come avviene in moltissimi settori.

La Fornero da tecnico ha espletato il mandato ricevuto, Mario Monti da primo ministro tecnocrate l’ha condivisa, il vero, unico responsabile del disastro è Giorgio Napolitano. La tecnocrazia è una roba che può essere utile alla politica, ma mai deve sostituirla; quando accade si creano danni. Urge togliere il laticlavio ai presidenti emeriti e a tutti i senatori, conservando loro la possibilità di passeggiare, meditare o pregare per la salvezza dell’anima nei giardini del Quirinale.

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